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Tasse, la rivolta del Nord

Ultimatum dei tre governatori leghisti al governo Letta: "Il 75% del gettito delle tasse deve restare sul territorio"

Tasse, la rivolta del Nord

La serrata ha avuto inizio. Mentre a Roma l'esecutivo è al lavoro per sforbiciare un'ecccessiva pressione fiscale, i governatori leghisti chiedono a gran voce che venga ridefinito il sistema fiscale. Una "rivolta" pacifica per garantire a ciascuna Regione la possibilità di trattenere almeno il 75% del gettito tributario complessivo prodotto nel singolo territorio regionale. Roberto Cota, Roberto Maroni e Luca Zaia sono pronti a fare cartello per realizzare un sistema di maggiore equità fiscale, soprattutto nei confronti delle Regioni del Nord, e conseguentemente realizzare una maggiore responsabilizzazione delle Regioni e delle Autonomie.

La crisi economica che azzoppa gli imprenditori, la pubblica amministrazione che non salda i debiti contratti, la pressione fiscale che continua a lievitare. Gli indicatori economici sono preceduti da un'interminabile sfilza di segni meno. Venerdì scorso il leader della Confindustria Giorgio Squinzi ha avvertito che anche il Nord del Paese è "sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta". Dopo aver sospeso l'Imu sulla prima casa, il governo sta lavorando a un pacchetto di misure che rilanci l'economia del Paese. Nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Gianni Alemanno, Silvio Berlusconi ha spiegato senza mezzi termini che bisogna intervenire sulla pressione fiscale scongiurando l'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%, detassando le assunzioni giovanili e riformando Equitalia. In attesa che l'esecutivo intervenga pesantemente sulla pressione fiscale, i tre governatori leghisti hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio Enrico Letta e al vicepremier Angelino Alfano per chiedere al governo di istituire un gruppo di lavoro tra le Regioni e lo stesso esecutivo che proceda a una complessiva revisione della fiscalità delle Regioni e delle Autonomie sia nei suoi profili organizzativi sia nei suoi contenuti. Tra gli obiettivi portati avanti dai tre governatori del Carroccio c'è anche il superamento l’attuale sistema di riscossione fondato sulle competenze di Equitalia.

Il sistema produttivo è sull'orlo del baratro. Come dimostra uno studio elaborato dalla Confesercenti, ogni anno 162 giorni di lavoro vengono divorati dal fisco. "L’Italia si sta battendo contro un sistema fiscale iniquo e imprevedibile - ha ribadito oggi Squinzi - serve un fisco amico del cittadino e dell’impresa, che non vuol dire lasciare campo libero al sommerso e all’evasione". Il sistema fiscale è iniquo a partire dall’Irap. Ed è imprevedibile perché quello che va bene a Varese, può non andare bene a Brescia: gli uffici sono, infatti, giudicati sugli accertamenti che spesso non sono fondati. Insomma, se il Governo non interviene per dare sollievo al Nord produttivo, tutto il Paese rischia di andare a gambe all'aria: il tema della questione settentrionale non può essere rimandata ulteriormente.

"Il risultato a cui puntiamo - hanno fatto presente i tre governatori del Carroccio - è quello di spendere meno soldi pubblici per spenderli meglio".

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