«Tav, madre di tutte le preoccupazioni»

«Tav, madre di tutte le preoccupazioni»

Roma«La Tav è la madre di tutte le preoccupazioni». Lo dice ad Alessandria il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e subito la mente corre al rischio che la protesta in Val di Susa possa diventare uno degli incubatori del nuovo terrorismo su cui ci si interroga da giorni, dopo la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi a Genova e i volantini con la stella a cinque punte delle Br ritrovati a Milano. Lei, l’inquilina del Viminale, appena le polemiche la travolgono tiene a precisare che l’affermazione «non è legata in alcun modo al rischio terroristico ma alle preoccupazioni relative alle opere da realizzare per l’alta velocità Torino-Lione, alle esigenze delle comunità locali e ai problemi di ordine pubblico». Ma essendo per mestiere chiamata a occuparsi di questioni di sicurezza e non di infrastrutture, è chiaro che le sue parole suonino come una mezza dichiarazione di guerra al movimento che si oppone all’alta velocità in Val di Susa. E infatti gli esponenti dei No Tav rispondono sdegnati: «È sempre colpa dei No Tav! Lo sappiamo da tempo ma man mano che si avvicendano ministri e giornalisti a indicare il movimento come maggior responsabile di tutto quello che accade in Italia, finirà che qualcuno ci crederà», proclamano con sintassi sgangherata gli esponenti del comitato No Tav di Bussoleno.
Eppure la possibile recrudescenza terroristica è nell’agenda del ministro Cancellieri, che ieri ha fissato i principi guida della lotta all’eversione di ultima generazione. Nessuna militarizzazione del territorio («non saranno uomini in più, sono quelli che già abbiamo con una razionalizzazione»), più intelligence che scorte. Le quali saranno decise in seguito a uno screening delle varie prefetture sugli obiettivi sensibili. Se ne saprà di più giovedì, quando si terrà il Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza dedicato alle misure anti terrorismo.
Non tira un’aria salubre. Lo si capisce anche da come i terroristi dell’altro ieri e di ieri stiano rialzando la testa.

Dopo Sergio Segio, ex militante di Prima Linea ospite di Lucia Annunziata in tv, ecco il brigatista Roberto Morandi, militante delle nuove Br in carcere per scontare l’ergastolo per gli omicidi di Marco Biagi e Massimo D’Antona, scrivere una lettera sul sito di «Soccorso rosso internazionale» per «rendere onore al compagno Mario Galesi, dirigente rivoluzionario militante delle Brigate Rosse», ucciso il 2 marzo 2003 su un treno nei pressi di Arezzo nella sparatoria in cui perse la vita anche il sovrintendente della Polizia ferroviaria Emanuele Petri. «Proletari di tutti i paesi uniamoci!», conclude la missiva Morandi. Qualche giorno fa questo slogan avrebbe fatto sorridere di tenerezza. Oggi mette addosso un po’ di ansia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica