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"Un tecnico che non emoziona". E Toninelli dà il benservito a Conte

L'ex ministro grillino non perdona la sconfitta europea a Giuseppe Conte: "Brava persona, ma è un tecnico. Manca Beppe Grillo, lui faceva sognare..."

"Un tecnico che non emoziona". E Toninelli dà il benservito a Conte
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Da cinque stelle a B&b. Battuto e bistrattato. All'indomani della sconfitta elettorale alle europee, Giuseppe Conte si è ritrovato con una leadership messa in discussione. E a rileggere in chiave critica il ruolo del presidente 5s sono stati anche i suoi ex fedelissimi. Interpellato da Radio Cusano Campus, ad esempio, l'ex ministro grillino Danilo Toninelli non ci ha messo niente ad attribuire al fu avvocato del popolo uno scarso carisma. "Conte è un tecnico. Bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona, ma i tecnici non hanno capacità di emozionare", ha sentenziato l'ex esponente di governo.

Il problema - ha proseguito Toninelli - è che "manca Beppe Grillo. Lui faceva sognare, entusiasmava le persone che, emozionandosi o incazzandosi, partecipavano e partecipando andavano a votare". Bel voltafaccia: un tempo Conte veniva apprezzato per la sua apparente pacatezza da avvocato prestato alla politica, ora invece quella caratteristica viene considerata una diminutio. Così, sono già ripartite le nostalgie dei vaffa grillini e degli sfoghi che il comico genovese pronunciava contro tutto e tutti.

"Il M5s era forte, noi dicevamo concretamente non siamo nè di destra nè di sinistra perché siamo programma, idee, un contratto di governo. Univamo le persone al di là delle ideologie politiche, sulle idee di un programma", ha spiegato Toninelli in radio. Poi le recriminazioni nei confronti dell'attuale classe dirigente 5s guidata proprio da Conte. "Questa programmazione del futuro è venuta meno all'interno del M5s, che si è politicizzato e in quanto tale ha dovuto sostituire le idee con la tattica, e la tattica lo ha portato in un campo di centrosinistra definito con un aggettivo imbarazzante che non significa niente, che è 'progressista', e di conseguenza è stato identificato dalle persone come un partito percepito come gli altri".

Secondo l'ex ministro del primo governo Conte, insomma, il Movimento "non è più un partito rivoluzionario". Anche se in realtà - aggiungiamo noi - di rivoluzionario il partito pentastellato non ha mai avuto nulla.

Nemmeno ai tempi del vaffa, quando il populismo e la demagogia erano già i tratti distintivi di una forza politica fondata sull'irrazionalità degli sfoghi anti-sistema. Il paradosso, per certi versi grottesco, è che ora quello spirito sembra essersi ridestato a tempo zero: solo che il metaforico vaffa se l'è beccato Giuseppi.

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