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Censurò un quotidiano: diventa sottosegretario

Gentile, il neo braccio destro di Lupi alle Infrastrutture, avrebbe impedito l'uscita dell'Ora della Calabria. Un audio lo incastra

Censurò un quotidiano: diventa sottosegretario

Cosenza - Angelino Alfano ha trattato sulla destinazione, ma non ha ceduto sulla poltrona. E alla fine ha vinto il braccio di ferro con Matteo Renzi, che da quando è salito a Palazzo Chigi non rottama più e che da oggi avrà nella squadra di governo anche Tonino Gentile, senatore e coordinatore del Nuovo Centrodestra in Calabria, noto alle cronache come l'uomo che dieci giorni fa, per evitare la pubblicazione sul quotidiano L'Ora di un articolo sul coinvolgimento del figlio Andrea nell'inchiesta sulle consulenze d'oro elargite dall'Asl di Cosenza, attraverso un intermediario, avrebbe fatto pressioni su editore e direttore del giornale. Che poi, misteriosamente, l'indomani in edicola non arrivò neppure, bloccato da un guasto notturno alle rotative seguìto (casualmente?) al rifiuto di togliere dalla prima pagina il pezzo del disonore.
Il senatore si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, annunciando querele contro gli assertori della tesi contraria. A tirarlo in ballo, però, una telefonata e un messaggio. Quelli che il 18 febbraio, prima del black out tipografico, illuminano il telefonino dell'editore de L'Ora, Alfredo Citrigno.
Tutto già nelle casseforti dei pm cosentini, ai quali il direttore del quotidiano, Luciano Regolo, ha consegnato anche la registrazione della chiamata. La conversazione si apre con la voce di Umberto De Rose: già presidente di Confindustria Calabria, è il proprietario dello stabilimento che stampa L'Ora. Ed è ai vertici di Fincalabra, la società di servizi finanziari controllata dalla Regione guidata da Peppe Scopelliti, altro esponente di spicco del Ncd. De Rose cerca Citrigno nel pomeriggio. Non lo trova. Alle 21.18 al cellulare dell'editore giunge un sms. È di Andrea Gentile, l'indagato. «Alfredo, ho provato a chiamarti, ma non sono riuscito a sentirti. Ho avuto modo di parlare con Umberto. Volevo ringraziarti sinceramente per quanto farai». Ma Citrigno non farà niente. Neppure quando lo stampatore riuscirà a contattarlo. La richiesta è chiara, sebbene espressa con un idioma che si perde tra il dialetto stretto e l'italiano largo: «Ha cacciata (cancellata, ndr) sta cazz'i notizia?». La risposta è negativa: «Ne ho parlato con il direttore. Quello si è imbestialito». De Rose insiste: «Sicuramente, si fai chistu (questo, ndr), lui è nell'obbligo. Lo metti con le spalle al muro. Poi nel momento in cui sbaglia, ci signu (ci sono, ndr) io che gli dirò: caro Tonino, siccome chiru (quello, ndr) t'ha dato dimostrazione di apertura, tu unnà aia fa (non devi fare, ndr) u figli i puttana». Ma Citrigno non si piega. Neppure quando il suo interlocutore, garantendo che nessun'altra testata avrebbe trattato l'argomento, gli fa presente che «pubblicannu a notizia sei l'unico che tinni vena a male (che ti fai del male, ndr). Tu u sa cum'è u cinghiale quand'è ferito: pu minà ad ammazzare (può colpire fino a uccidere, ndr)». Ma per chi parla De Rose? Lui non mostra dubbi: «Siccome ci sugnu i mmienzu puru io (ci sono in mezzo pure io, ndr), a un certo punto divento come se fossi, tra virgolette, il garante di un obbligo che loro hanno nei confronti tua». E aggiunge: «Chistu nu minimu (questi un po', ndr) di influenza a tenano (ce l'hanno, ndr), e a ttia cu cazz ta fa fa (a te chi cazzo te la fa fare, ndr)? Si formano u governo, chistu si parla ca (questo si dice, ndr) u fanno sottosegretario alla giustizia».
E così in effetti è andata, o quasi. Nel giubilo generale.

«La nomina di Gentile a sottosegretario è un riconoscimento importantissimo per tutti i calabresi», festeggiava ieri Scopelliti insieme agli alfaniani, salutando lo scampato pericolo. Fosse andata male, chi li avrebbe fermati i cinghiali?

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