La trappola: si vota sull'ineleggibilità

Giarrusso (M5S) ottiene che il 9 luglio la commissione del Senato si esprima su Berlusconi. Ed è subito scontro

La trappola: si vota sull'ineleggibilità

Roma - Di questi tempi una vittoria politica del MoVimento 5 Stelle fa notizia. Eppure ieri questo è accaduto: la Giunta per le elezioni e immunità del Senato ha deciso che comincerà l'esame dei ricorsi che riguardano l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi il 9 luglio. La notizia, nel giorno in cui la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del Cavaliere per il legittimo impedimento nel processo Mediaset, è stata annunciata con esultanza da Mario Michele Giarrusso, capogruppo grillino in giunta. Lui che nella precedente seduta aveva annunciato la sua autosospensione in assenza della calendarizzazione dell'esame dei ricorsi contro l'elezione del Cavaliere, ha fatto - oplà - un bel salto all'indietro annunciando l'autosospensione dell'autosospensione. Ora si attende che il M5S presenti almeno un ricorso sull'argomento, ciò che non ha ancora fatto e che rende il tutto quanto meno grottesco.
La faccenda è comunque complicata e non priva di angoli oscuri. Spiega Dario Stefàno (Sel), presidente della giunta: «Cominceremo a esaminare prima le situazioni di incompatibilità e ineleggibilità nelle regioni dove non sono stati presentati ricorsi o dove questi sono evidentemente improcedibili, cioè si partirà dalle regioni dove non ci sono problemi per concentrarci poi sul Molise che è la regione per la quale ha optato Berlusconi». E a chi toccherà occuparsi del dossier Molise? «Abbiamo deciso di affidarci a un criterio matematico ora allo studio dei funzionari della giunta - precisa Enrico Buemi (Aut-Psi) - e cioè le Regioni verranno divise in ordine alfabetico, mentre i commissari in ordine cronologico, per anzianità. Il binomio tra il senatore e la Regione di cui questo dovrà occuparsi sarà dunque del tutto casuale». Facciamoci due conti: la giunta consta di 23 membri: un presidente, due vice, due segretari e 18 componenti. Di essi 8 sono del Pd, 4 del M5S, uno di Sel (il presidente, appunto), uno del Psi e uno di Scelta Civica. Quindi sono piuttosto alte le probabilità che a occuparsi dell'eleggibilità di Berlusconi sia un antiberlusconiano almeno per schieramento politico. «L'ineleggibilità del presidente Berlusconi è l'ennesimo degli artifici politici attraverso cui, da molti anni e da più parti, si cerca di estromettere dalla scena colui che continua a vincere le elezioni democratiche e che è protagonista della storia politica di questo Paese da ormai vent'anni», accusa la deputata del Pdl Deborah Bergamini.
Una giornata dura sul fronte giudiziario per Berlusconi. E quindi una giornata di esultanza per il centrosinistra. Moderata, perché di mezzo c'è la tenuta del governo e quindi non è il caso di esagerare, ma comunque abbastanza palese: «Per quanto riguarda il Pd le sentenze si applicano e si rispettano quindi non ho motivo di ritenere che possa avere effetti su un governo che è di servizio per i cittadini e il Paese in una fase molto drammatica della vita nazionale e dei cittadini», dice fintamente asciutto il leader del Pd Guglielmo Epifani. «La giustizia faccia il suo corso, ma l'obiettivo di ogni democratico deve essere quello di battere Berlusconi alle elezioni», fa esercizio di fair-play il senatore renziano del Pd Andrea Marcucci.

«Bene la sentenza della Consulta: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, la Consulta l'ha ricordato a Berlusconi che l'aveva dimenticato», gioisce senza remore il non-governativo segretario del Prc Paolo Ferrero.

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