C'era una volta in tv l'allegro racconto delle urbane avventure sentimentali e sessuali di Carrie e amiche. C'erano una volta in tv le eroine forti e coraggiose di Ncis Los Angeles. Poi qualcosa è cambiato, tanto da far scrivere alla rivista Forbes nel 2012 che «le lady di Sex and the City non dominano più la HBO», il tempio sacro delle serie tv americane. Ora, le donne del prime time sono le «cattive ragazze» che controllano Washington, nella finzione del piccolo schermo. E lo fanno con gli stessi metodi degli uomini. Se secondo l'Onu soltanto il 10% dei leader politici nel mondo è donna, nelle serie tv più seguite la percentuale si alza nei paraggi della Casa Bianca. Nella Washington del piccolo schermo, le donne al potere sono anti-eroine che piacciono (allarme spoiler!, ndr): hanno coraggio, sono preparate, forti, sono belle e dominano con classe, sono combattute tra emozioni e pragmatismo, ma non si tirano indietro se c'è da sporcarsi le mani, sono all'origine di giochi di potere, si muovono nell'ombra, tramano.
La regina della macchinazione politica è la glaciale Claire Underwood (Robin Wright) che in House of Cards aiuta il marito Frank a conquistare la Casa Bianca con il freddo calcolo, la minaccia, la violenza. La vicepresidente Selina Meyer (Julia Louis-Dreyfus) in Veep è un personaggio che pecca di narcisismo e manca di scrupoli. Poi c'è la West Wing di Scandal, gestita da donne. La protagonista Olivia Pope (Kerry Washington) risolve i problemi dei politici della capitale, ha una relazione con il presidente, un rapporto nell'ombra con un'unità segreta e senza scrupoli dell'intelligence, muove membri dello staff della Casa Bianca come pedine ed è pronta a truccare un'elezione. La First Lady Mellie è un capolavoro di macchinazione politica e sotterfugio. In The Americans, Elizabeth (Keri Russell), spia infiltrata del Kgb, spara con freddezza per la causa a personaggi con cui fino a poco prima aveva un rapporto umano e vive nell'inganno.
Complice la crescente diffidenza nei politici, in tv gli sceneggiatori si permettono oggi di dipingere donne venali, manipolatrici, senza scrupoli, mosse anche da interessi personali. Per molto tempo, il timore è stato quello d'essere accusati di sessismo e misoginia. Lo scrive il New York Times in un articolo intitolato «Dove comandano le cattive ragazze» che spiega come «in molte serie tv» sia «quasi impensabile dipingere protagoniste femminili come egoiste, vili o incompetenti». Così, conclude con tono ironico il giornale, nell'uniformare in negativo il mondo della politica «c'è una certa uguaglianza sessuale a Washington. La tv è il luogo dove si può dire che le donne sono cattive quanto gli uomini».
Accade anche in un altrove immaginario del prime time americano. Sono le donne a tirare le fila del potere a Westeros - continente dei sette regni della serie il Trono di Spade -, anche se per loro la vita è ancora miseria e orrore, come scrive la storica medievale Helen Castor sul Guardian, ricordano gli episodi di stupro e i matrimoni forzati della trama.
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