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Uccisa durante il gioco erotico dal ragioniere a luci rosse

Uccisa durante il gioco erotico dal ragioniere a luci rosse

L'orrore nel doppiofondo di una vita normale. Un gioco erotico sfuggito di mano e finito male, il cadavere della partner che diventa una specie di bagaglio e viene portato da un motel al'altro, infine, e si fa quasi fatica a crederlo possibile, il rapporto sessuale con la ragazza morta. Altro che travet.
Andrea Pizzocollo ha 41 anni e una profilo di quelli rassicuranti: ragioniere, una convivenza, una figlia di 5 anni. Verrebbe quasi da sbadigliare. Poi sabato pomeriggio un agricoltore trova in un campo di San Martino in Strada, alle porte di Lodi, il corpo di una giovane. È nuda. Ma non del tutto. Sul volto c'è un piccolo asciugamani bianco, intorno al colo due fascette stringi cavi. Strano. Molto strano. Le indagini frenetiche e rapidissime della polizia portano a galla una vicenda terribile che va ben oltre i confini della tragedia. E mescola, in senso letterale, sesso e morte come in un fumetto hard a sfondo gotico. Qua, più prosaicamente, siamo, non in un cimitero da film ma fra Busto Arsizio e Lodi ed è in questa pianura che la vita levigata come un'ostia del ragioniere di Arese ha svelato un abisso di bestialità di cui non si vede il fondo.
Pizzocolo confessa: ha conosciuto la vittima, Lavinia Simona Aiolaiei, romena, 18 anni compiuti a luglio scorso, sul web. Lei si faceva chiamare Dorà, si sono stuzzicati a vicenda, poi si sono incontrati. Una prima volta e poi ancora una seconda: in una stanza del motel Moon di Busto Arsizio, a due passi dall'aeroporto della Malpensa. Lui le ha applicato le fascette, le stesse che la polizia ha trovato a casa sua. Doveva essere una giornata di brividi: il piacere della carne e l'eccitazione potenziata da quegli strumenti. Ma a un certo punto - sempre che la versione sia quella giusta - qualcosa comincia a non andare. Lei sta male, fatica a respirare. Lui prova ad aiutarla, cerca di allentare le fascette, ma non ci riesce. Simona muore. E francamente non si capisce come lui non sia riuscito ad evitare il dramma. O forse bisogna immaginare che non sia andata proprio così: probabilmente non si è trattato di una disgrazia. Il reato contestato, l'omicidio volontario, oltre agli atti osceni su un cadavere, fa pensare a un altro epilogo: lui l'ha strangolata. Come pensano gli investigatori.
A questo punto il ragioniere dalla vita ordinata come un quaderno di computisteria perde la testa e, contemporaneamente, smarrisce anche il ricordo di cosa sia la pietà. Sale in macchina e porta con sé i resti di quella povera ragazzina che poteva essere sua figlia. Approda al motel Silk di Lodi, chiede una stanza, entra e fa entrare - come, non è chiaro - anche la defunta. Poi si butta su di lei, ormai inerte, e cerca di vivere un'ultima scarica di emozioni carnali. Consuma l'estremo oltraggio, coprendo il volto con l' asciugamani. Davvero speriamo che l'autopsia ci riveli un altro finale e ci dica che l'ultima parte del racconto è fantasia malata e perversa di un uomo perduto. Ma se non è così, allora dobbiamo metterci in testa che il ragioniere quarantunenne, il papà affettuoso, ha vissuto un carosello funebre a luci rosse nelle campagne lombarde. Prima di abbandonare, finalmente, il corpo sfregiato nel campo.
E' stato proprio quel pezzo di cotone a mettere gli investigatori sulla pista buona. Prima sono risaliti all'azienda produttrice, poi agli alberghi della zona che hanno comprato quei tessuti. Al Silk nelle ultime ore erano passate una trentina di coppie, ma l'attenzione è inevitabilmente caduta su quel tizio strano, Pizzocolo, che sosteneva di aspettare una persona mai arrivata e se n'era andato da solo. Nella notte gli inquirenti sono piombati ad Arese, a casa del ragioniere, e hanno trovato la busta con le fascette. Poi hanno ascoltato la confessione. E la coda della profanazione.

C'è da augurarsi che quel doppiofondo sia solo un'allucinazione.

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