Roma - Nulla di fatto. Alfano e Maroni da una parte, Bersani dall'altra. Il segretario del Pdl, pur senza il Cavaliere fisicamente al suo fianco, detta le sue condizioni al leader del Pd per uscire dal vicolo cieco in cui s'è cacciato. Ma il colloquio, che Alfano definisce «breve e costruttivo», va male. «Le posizioni restano molto distanti», ammette alla fine del faccia a faccia. Poi, lancia una sorta di ultimatum: «Se lo resteranno nelle prossime 48 ore, noi ribadiremo che l'unica strada è il voto». Le condizioni poste dal Pdl per dare un governo al Paese sono note. Primo: «Ci opporremo a un governo Bersani senza di noi», dice Alfano. Ossia larghe intese per un esecutivo politico. Lo spiega così: «Il presidente Berlusconi ha manifestato pubblicamente che l'unica cosa alla quale noi teniamo è che ci sia un governo solido e forte che possa affrontare la crisi del Paese». Secondo: basta con i governi tecnici. In questo caso è Maroni a rendere esplicito il concetto: «La Lega condivide la posizione espressa da Alfano, auspichiamo un governo a guida politica, basta con i tecnici. Serve un governo di legislatura. Lo dico in veste di governatore: le Regioni devono avere un interlocutore sicuro e forte». Bando, quindi, a un esecutivo di scopo che faccia due o tre cose, legge elettorale inclusa, per poi tornare al voto tra un anno. Terzo: la scelta del nuovo capo dello Stato sia condivisa. Dice Alfano: «La soluzione più sperimentata in Europa è quella della corresponsabilità tra le forze principali. Questa collaborazione non può non tenere conto che questo turno elettorale coincide con un turno presidenziale e le forze politiche che hanno avuto massima rappresentanza vanno coinvolte in un momento così delicato». Tradotto: se decidete da soli il successore di Napolitano per noi la parola sarà solo una. Urne.
Il cerino torna nelle mani di Bersani ed è iniziato il conto alla rovescia prima della bruciatura delle dita. 48 ore, dice Alfano. «Confidiamo in un atto di responsabilità e di saggezza da parte del presidente incaricato», ripete il segretario del Pdl che sottolinea: «Noi non abbiamo posto preclusioni ma abbiamo detto che considereremmo incomprensibile un atteggiamento di chiusura da parte di chi ha vinto solo con uno scarto relativo dello 0,3%».
L'altro dato politico da registrare è la solidità dell'asse Pdl-Carroccio, resa evidente dalla squadra che s'è presentata di fronte al leader del Pd. Con Alfano, Brunetta e Schifani, c'erano anche Maroni, Giorgetti e Bitonci assieme al rappresentante del neo gruppo Grandi autonomie e libertà, Mario Ferrara. Proprio Maroni lo dice a chiare lettere: «La disponibilità espressa da Alfano è la stessa della Lega. Agiremo come coalizione nel gestire e nell'affrontare dal nostro punto di vista questa crisi».
Stando così le cose, lo spettro del voto si avvicina.
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