
Il referendum promosso dalla Cgil e dalla sinistra doveva essere un avviso di sfratto al governo Meloni. Il risultato sa di avviso di sfratto per i leader della sinistra che lo hanno voluto e trasformato in un referendum politico per fini interni al campo largo, che da questa consultazione esce più debole e diviso di come ci sia entrato. Ci stanno provando, ma è surreale sostenere che in fondo si sia trattato di una vittoria perché quattordici milioni di italiani si sono recati alle urne: è un po’ come se un interista sostenesse che giocare la finale di Champions è un importante viatico per la prossima stagione perché la si è persa soltanto cinque a zero. Come successe a Renzi nel 2016, è probabile che il risultato di questo referendum segni l’inizio della fine del regno di Elly Schlein sul Pd, se non addirittura dell’intero progetto di un campo largo. Insomma, per la segretaria dem peggio di così non poteva andare, sia nel confronto con la maggioranza sia in quello con la sua minoranza, che già annuncia battaglia per un cambio di linea, di alleati e in ultima analisi della stessa Schlein. La verità è che gli italiani in stragrande maggioranza hanno ritenuto irrilevanti i quesiti posti alla loro attenzione e hanno disertato le urne. Sul quesito che riguardava la cittadinanza veloce agli immigrati ben un elettore su tre – si presume di sinistra – si è addirittura espresso in modo contrario. Sostenere che chi si è recato alle urne è un corpo elettorale coeso in grado di battere nelle urne il centrodestra è un’illusione. Primo perché non ci sono elezioni politiche in vista, secondo perché si è giocato senza avversari, terzo perché è come mischiare le pere con le mele. Ma va bene così, Renzi a suo tempo ebbe almeno la dignità di ammettere il flop e dimettersi, questi tirano diritti per la loro strada facendo finta di non vedere che si tratta di strada a fondo cieco.
Il governo Meloni non potrebbe sperare di meglio: finché le opposizioni sono nelle mani di Schlein, Fratoianni, Landini e Conte è praticamente certo che tali rimarranno. La fortuna della premier non è che le sinistre abbiano perso la loro sfida, è che non se ne siano accorte.