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Collettivi rossi bocciati: gli italiani sono contrari alle occupazioni

In base all'ultima analisi Vis Factor per Adnkrons le recenti proteste dei collettivi studenteschi hanno generato solo malcontento: il 65% degli italiani guarda con negativà le occupazioni degli atenei

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Il protagonismo dei collettivi studenteschi, sfociato in occupazioni e proteste violente, non ha preso in considerazione l’opinione maggioritaria del Paese. Le occupazioni delle università italiane, ormai un marchio di fabbrica di una ristretta minoranza di gruppi rossi, non ha fatto i conti con il sentimento generale del resto degli italiani. La cosiddetta "maggioranza silenziosa", incalzata per l'occasione da una ricerca condotta da Vis Factor per Adnkronos, prende la parola e boccia senza sé e senza ma i metodi intolleranti della sinistra radicale.

I recenti blitz dei collettivi in alcune università italiane, da Roma a Torino passando per Bologna e Genova, hanno avuto l’effetto contrario di quanto auspicato dai collettivi rossi. Due italiani su tre, infatti, sono contrari alle occupazioni degli atenei. Il 35% esprime un sentiment positivo relativamente alle occupazioni degli atenei, contro un 65% che, invece, guarda con negatività e perplessità al fenomeno scoppiato recentemente nei principali luoghi della cultura. Questo è quanto emerge da una ricerca condotta per Adnkronos da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening.

I dati dell’analisi non lasciano spazio a interpretazioni. Le emozioni associate al tema sono rabbia (32%), frustrazione (21%), sfiducia (16%) e solo per il 15% solidarietà. Il responso della maggioranza degli italiani, due su tre degli intervistati, rappresenta una bocciatura pesante nei confronti dei metodi usati dalle frange più radicali e radicalizzate della sinistra universitaria. Condanna o perplessità a questo tipo di manifestazione sono alla base di una più ferma opposizione che porta la maggior parte degli italiani a dirsi contraria alle occupazioni.

A fronte di questi dati, le ultime occupazioni studentesche assumono un riflesso ancora più preoccupante. Solo nelle ultime settimane gli episodi di intolleranza, velati da una critica antisionista se non direttamente antisemita, si sono moltiplicati. Tra gli ultimi casi, giova ricordarlo, all’Università Sapienza di Roma un gruppo di studenti ha occupato il rettorato, mentre a Genova il rettore è stato aggredito. Lo stesso finale si è visto a Napoli, dove i collettivi hanno occupato l’Università Orientale, sempre a sostegno della Palestina. Così come a Bologna e a Torino, dove addirittura si è arrivato a chiedere un boicottaggio tout court degli accordi con le università israeliane.

Un’escalation di occupazioni, proteste violente e prove di censure che non hanno nulla a che vedere con l’ambiente academico.

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