
Due fatti colpiscono dello scorso Primo Maggio: in apparenza distanti uno dall'altro, in realtà gemelli come le Torri di New York. Se cade una, cede l'altra: se viene meno il civismo delle piccole cose, va giù anche il rispetto per la donna.
1. L'«invasione degli Unni» nelle spiagge di Napoli, ridotte a discariche a tal punto unte e purulente da spaventare persino i gabbiani. Masse festanti e sconsiderate hanno travolto soprattutto la bellissima «Spiaggia della Monaca» (non credo di clausura), cantata con guizzi di lirismo puro dai maestri del cinema partenopeo, che però in questo caso si tengono lontani dai reperti poco gloriosi della napoletanità.
Si fanno notare nell'esecrazione della pattumiera, i politici e i poeti domestici i quali, pur di non offendere le costumanze locali, attribuiscono le origini del disastro alla inciviltà degli Unni. In realtà il popolo mongolo-siberiano detestava denudarsi sul bagnasciuga, dato che non scendeva mai da cavallo. Ma sì, l'inciviltà è sempre quella dei fuori sede. Segnaliamo che a tirare in ballo Attila e i suoi prodi è stato per primo il deputato dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. Tocca allora a me in questo caso difendere gli extracomunitari dalle calunnie progressiste.
2. Il concertone palpeggione organizzato dai sindacati a piazza San Giovanni a Roma, dove una (una sola?) ragazza (italiana) è stata circondata da un trio di studenti universitari tunisini e molestata brutalmente nell'indifferenza generale. Anzi la giovincella, dopo essere stata scientificamente isolata dai mascalzoni, è stata rimproverata dagli astanti perché le sue urla di terrore non erano intonate con le note struggenti di Bella Ciao e disturbavano gli strilli pro Hamas di un complesso milanese.
I presunti rei della «violenza di gruppo», colti in flagrante, se la sono cavata con il dovere quotidiano di firmare il registro in qualche caserma, risparmiandosi il carcere e persino i domiciliari. Non ho trovato proteste sdegnate di femministe e affini per la manica larga usata in questo caso dai giudici. In diretta mondiale nessuno ha detto nulla (era su Rai3, figuriamoci), sciupando uno spettacolo sacro al politicamente e sindacalmente corretto. Credo sia prevalso, nell'adozione da parte della magistratura di misure modiche, quasi a sottolineare la venialità dello schifo, il fatto che due dei «palpa» fossero oltre che beduini da includere, pure iscritti al Dams di Bologna, la facoltà fondata da Umberto Eco sulla quale volteggia un'aureola di candore inscalfibile da certe bazzecole.
Mi scuso per il tono ironico tendente al sarcastico con cui mi sono espresso sinora. Ma è l'unico modo per essere presi sul serio, perché fa incazzare i parrucconi di sinistra.
Noto che entrambi gli eventi sono stati caratterizzati dal pianto postumo del coccodrillo. Ma quanto ingenuo stupore come se tali scempi non fossero ampiamente prevedibili. Il fatto è che questi guai hanno una dinamica sperimentata, ma trovano lo stesso un semaforo verde e sono accettati fatalisticamente, pur di non rischiare di offendere luoghi comuni intoccabili, e meriti sopravvalutati, del «calunniato popolo napoletano» e dei «raduni di massa progressivi e inclusivi». Se saliamo in metropolitana ci avvertono di stare attenti ai borseggiatori, e così pure si lancia per altoparlante il medesimo allarme per le code allo stadio e ai bancomat. Si mettono in guardia gli sci alpinisti dal frequentare ghiacciai notoriamente scivolosi, o gli aerei dall'atterraggio sulle piste da sci. Ma guai a richiamare e a
chiedere civismo e sensibilità per il prossimo in alcuni luoghi che sono tabù a qualsiasi allarme preventivo, salvo passare per razzista. Oggi si può tranquillamente e giustamente indicare come luoghi di zozzeria morale le curve ultrà di Milan e Inter, e la stazione Centrale di Milano, ma Napoli è tutta un fiore, e ti regalano orologi da polso a Mergellina; il Conclave è descritto quale rifugio di pedofili, ma i concertoni di sinistra con molestatori e filo-Hamas incorporati, appaiono brodini di giuggiole. Nei convegni e nei discorsi dei sapientoni che sanno le cose, siamo messi in guardia dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale che con i suoi aridi algoritmi finirebbe per occultare la pietà della nostra simpatica umanità così propensa all'amore e all'altruismo.
Più che spaventarmi per il futuro, e prepararci a guerre del 2030-40, mi accontenterei di applicare la sapienza severa e amorosa della mia maestra delle elementari. Roba troppo antica? Si parla di cambio d'epoca, ma la barbarie ha lo stesso squallore della solita inciviltà; è adesso, ma somiglia a quella di un'ora fa. Con la differenza che oggi è spalmata ovunque e non trova opposizione. Perdita del senso d'autorità, prevalere sistematico dei diritti sui doveri, disprezzo dei vecchi.
Il precetto dominante del «vietato vietare» rispetto all'educazione basata sul rispetto e in luogo pubblico sul civismo delle piccole cose. Tipo «non buttare le cicche e i rifiuti per terra», da sanzionare magari con i vigili urbani, che a Napoli erano in spiaggia anche loro, ma in divisa da foca monaca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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