Ministro, sindacalista, presidente del Senato: che fine ha fatto Valeria Fedeli

Dalla Cgil alla Pubblica Istruzione, passando per alcune polemiche sul proprio curriculum: quale potrà essere il futuro dell'ex senatrice?

Ministro, sindacalista, presidente del Senato: che fine ha fatto Valeria Fedeli
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Era stata una dei tanti parlamentari che non avevano trovato posto nelle liste (dimezzate) delle prossime elezioni nazionali del 25 settembre 2022. Così, dopo appena dieci anni scarsi di attività parlamentare, Valeria Fedeli ha dovuto dire addio alle istituzioni politiche. Lei che per un anno e mezzo è stata anche ministro dell'Istruzione, un anno fa fu costretta ad abbandonare quel Senato della Repubblica di cui è stata pure presidente durante la supplenza di Pietro Grasso, chiamato temporaneamente a svolgere il ruolo di Presidente supplente della Repubblica Italiana poco prima dell'elezione di Sergio Mattarella. Il futuro politico della Fedeli è ancora un punto interrogativo.

Laurea o diploma? Il caso che investì Valeria Fedeli

Valeria Fedeli nasce a Treviglio, comune della provincia di Bergamo, il 29 luglio del 1949. Dopo il diploma della scuola magistrale (triennale) di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna, consegue nel '71 il dopolavoro di assistente sociale. È proprio su questo primo punto biografico che si sono scatenate nel dicembre di sette anni fa delle forti polemiche: il diploma, infatti, era un titolo di studio magistrale istituito negli ordinamenti di studio italiani di scuole magistrali di durata triennale vigenti fino al 1997 - riconosciuto in Italia come di istruzione secondaria superiore - che però non consentiva il proseguimento degli studi universitari. Quando qualcuno ha scoperto che nel suo curriculum aveva scritto "laureata in Scienze Sociali", Fedeli ha dovuto fare retromarcia e fare ammenda.

In ogni caso la sua attività lavorativa comincia in qualità di maestra della scuola dell’infanzia a Milano; successivamente diventa delegante della Federazione lavoratori enti locali sanità che poi confluirà nella Funzione Pubblica della Cgil. Nel 1982 si sposta a Roma dove si occupa della segreteria nazionale del sindacato del lavoratori del pubblico impiego, svolgendo l'incarico di responsabile del coordinamento delle donne del pubblico impiego, e in seguito del settore tessile. Nel '94, ecco il suo ingresso nella Direzione nazionale della Cgil. Dal 2001 al 2012 è presidente del sindacato tessile europeo (FSE:THC), dopo di che viene nominata vicepresidente della EIWF – European Industrial Workers Federation (Federazione europea dei lavoratori dell'industria).

L'elezione in Senato per due legislature

L'ingresso ufficiale in politica è pressoché inevitabile. Pochi mesi dopo, infatti, la Fedeli lascia il sindacato per candidarsi in parlamento: a inizio 2013 è capolista in Toscana del Partito democratico per Palazzo Madama. Viene eletta senatrice in quelle elezioni politiche e diventa pure vicepresidente del Senato per il Pd, con funzione vicaria in quanto ha ottenuto il maggior numero di preferenze, pari a 134 voti. Coadiuvando la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, nella conduzione dei lavori del Parlamento in seduta comune per l'elezione del nuovo capo dello Stato, firma una primato storica nella Repubblica Italiana per cui lo scranno presidenziale è presieduto per la prima volta da due donne in qualità rispettivamente di terza e seconda carica del nostro Paese.

Dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018 riveste la carica di ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il governo Gentiloni. Oltre alla polemiche e qualche proposta del divieto di usare i cellulari nelle scuole e l'estensione dell'insegnamento della filosofia agli istituti tecnici, il suo ruolo ministeriale non sarà caratterizzato da grandi rivoluzioni. Nel 2018 viene rieletta in Senato in virtù della candidatura nelle liste proporzionali dem in Campania nonostante la sconfitta nel collegio uninominale di Pisa.

Quattro anni e mezzo, l'esperienza dentro i palazzi termina all'improvviso. Adesso, a 74 anni di età, non ha assolutamente voglia di cessare l'impegno politico anche fuori dal Parlamento. Nell'estate 2022 ha dichiarato: "Continuerò il mio impegno politico sul territorio, per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone".

Questo perché "è quello che ho sempre fatto, prima come sindacalista, poi nell’attività parlamentare e di governo. Come mi è più volte capitato di ricordare, non si smette mai di essere sindacalista". Starà per caso pensando alle elezioni europee?

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