La velina di Casaleggio ai suoi: no ai politici ma se vince Prodi...

Il guru del M5S detta la linea mentre le Quirinarie sono in corso: "È meglio un candidato super partes, però deciderà il movimento". Oggi l'esito del voto

La velina di Casaleggio ai suoi: no ai politici ma se vince Prodi...

Roma - Cinque Stelle di paura. Paura di Romano Prodi presidente della Repubblica. Si respira un'aria pesante in casa grillina. Oggi sarà reso noto il nome del candidato del MoVimento al Quirinale scelto ieri dai 48mila aventi diritto sulla rosa di dieci nomi (anzi, nove, visto che Beppe Grillo ieri si è così chiamato fuori: «Io ho deciso di non partecipare alla votazione finale e ringrazio per la stima tutti coloro che hanno fatto il mio nome»). E qualcuno teme che la componente favorevole a un dialogo con il Pd che nella base è certamente più consistente di quanto i papaveri vogliano far intendere, possa fare trionfare l'ex premier alla faccia delle anime belle che si dividono tra Ferdinando Imposimato, Gino Strada e Stefano Rodotà. Non succede, ma se succede per il M5S è una figuraccia probabilmente senza ritorno.

Gli scongiuri e gli esorcisimi sono già iniziati. Anche se Gianroberto Casaleggio, quello che tutti considerano la vera anima del M5S, minimizza. «Noi ci rimettiamo sempre alle decisioni del Movimento. Se la maggior parte del Movimento dovesse votare Prodi, o un'altra persona, sarà lui», sentenzia il presidente e fondatore della Casaleggio Associati a margine di un incontro con gli imprenditori alla Galleria d'Arte Moderna di Torino («Stiamo qua per incontrare ed ascoltare i piccoli e medi imprenditori, per avere da loro anche dei suggerimenti»), subito dopo aver però fornito l'identikit del capo dello Stato ideale: «Super partes, possibilmente non politico, che rappresenti tutti gli italiani». Un'indicazione questa di voto a urne telematiche ben aperte piuttosto chiara: Prodi? No, grazie.

Lo scapigliato leader grillino si lascia anche andare a qualche considerazione assortita. Tra understatement («Siamo una forza di minoranza. Sembra che il governo dipenda da noi invece dipende da altri»), ritornelli («bisogna far funzionare le Commissioni prima delle prossime elezioni») e banalità («il nodo-Quirinale importante per superare lo stallo? Lo vedremo dopo, quando avremo il presidente»). L'unica notizia alla fine è sulla cassa integrazione: «Non fa parte dei tagli a cui noi stiamo pensando», a meno che non sia «sostituita da altre forme di assistenza come il reddito di cittadinanza, che rimane un punto di partenza».

Contro Prodi si scaglia senza se e senza ma invece Paolo Becchi, professore ordinario di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova e considerato l'ideologo del Movimento 5 Stelle, che ormai non passa giorno senza dettare la linea: «Prodi secondo me è stata una provocazione oppure un grandissimo errore del Movimento, perché rappresenta tutto ciò che c'è di vecchio in questo paese, è un nemico del M5S e del popolo italiano», dice il barbuto professore a Un Giorno da Pecora su Radio2, promettendo poi: «Se fosse lui io scompaio dalla circolazione, Prodi è la negazione dello spirito del M5S. Se uscisse il suo nome non sarei più un simpatizzante del Movimento». Becchi preferirebbe decisamente «Rodotà o Zagrebelsky, entrambi sono persone di prestigio ed entrambi metterebbero in discussione e in difficoltà il Pd».

Nella stessa trasmissione il fratello di Romano Prodi, Franco, meteorologo, ha svelato un gustoso retroscena: «Quindici o venti anni fa Beppe Grillo era andato a trovare a casa mio fratello per parlare di economia. Nei suoi primi spettacoli, infatti, Grillo cominciò a introdurre il tema dell'economia, e chiedeva lumi a mio fratello».

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