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Meloni: "Per la pace serve unità". Zelensky: "Mi fido di Giorgia"

L'incontro a Palazzo Chigi. La premier: Usa necessari per la pace. Si affronta il nodo Donbass, Kiev apre a concessioni. Sul tavolo restano anche decreto armi e Purl

Meloni: "Per la pace serve unità". Zelensky: "Mi fido di Giorgia"
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Un'ora e mezza. Tanto dura il faccia a faccia a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky. Un incontro che cade nel giorno dell'ennesimo affondo di Donald Trump all'Europa e al leader ucraino, definito dal presidente americano "un piazzista come il Barnum del circo". Parole non casuali e che fanno seguito all'insistente pressing della Casa Bianca che, racconta il Financial Times, per il tramite di Steve Witkoff e Jared Kushner avrebbe chiesto a Zelensky una riposta al piano di pace nel giro di "pochi giorni" perché il presidente americano punterebbe a un accordo entro Natale. Mentre il leader ucraino è a Roma per incontrare prima Leone XIV in Vaticano e poi la premier, i margini di manovra di Kiev sui negoziati di pace che Washington sta gestendo in completa autonomia con il Cremlino sembrano dunque farsi sempre più stretti. Questione, questa, che è ovviamente sul tavolo del lungo bilaterale con Meloni. Che nel corso del colloquio sottolinea l'importanza di far convergere le posizioni di Europa e Stati Uniti al di là delle distanze che si stanno evidenziando in queste ore. L'obiettivo, insomma, è quello di lavorare insieme su un compromesso tra la linea di Washington e quella di Ucraina e Ue. E, visti i buoni rapporti con la Casa Bianca, non è escluso che nel corso del ragionamento la premier abbia anche ipotizzato di farsi portavoce proprio con Trump di questa esigenza. D'altra parte, spiegava proprio ieri l'ex presidente ucraino Petro Poroshenko, Meloni è "un ponte importante tra Ucraina, Ue e Usa". E la necessità di una convergenza tra Kiev, Bruxelles e Washington viene sottolineata anche nella nota con cui Palazzo Chigi fa il punto del bilaterale. "I due leader hanno ricordato l'importanza dell'unità di vedute tra partner europei e americani". E proprio per cercare di non incrinare ulteriormente il già complicato rapporto con la Casa Bianca, di rientro a Kiev Zelensky fa sapere di essere pronto a inviare agli Stati Uniti un contro-piano di pace in venti punti già nella giornata di oggi. Un documento che è il risultato dei colloqui avuti a Londra, Bruxelles e Roma nelle ultime 48 ore. Nel quale, però, il punto centrale resta la questione territoriale, in particolare quella relativa al Donbass. Che ancora ieri è stato reclamato da Vladimir Putin. "È un territorio russo, questo - ha detto - è un fatto storico". Sul punto, Zelensky avrebbe detto di considerare anche concessioni territoriali dolorose, ma si è detto convinto che questo non basterà a convincere Putin. Il punto, però, è che un eventuale fallimento del negoziato deve essere in capo a Mosca e non a Kiev. E su questo i due concordano, con Meloni che non manca di sottolineare quanto sia fondamentale la sponda con Washington, l'unica in grado di garantire la difesa dell'Ucraina, sia sul fronte militare che su quello dell'intelligence.

Nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi, poi, Zelensky "ha riconosciuto il ruolo dell'Italia", ha assicurato a Meloni che continuerà a coinvolgerla nonostante le riunioni del formato E3 (Francia, Germania e Regno Unito) e "ha ringraziato nuovamente per l'invio di forniture di emergenza a sostegno del settore energetico ucraino". Un incontro che Zelensky definisce "eccellente". "Sui negoziati mi fido di Meloni", aggiunge il leader ucraino. Non se ne fa cenno nella nota di Palazzo Chigi, ma è evidente che sul tavolo c'è anche la richiesta ucraina di non interrompere gli aiuti a Kiev (non solo il decreto armi, ma anche il programma Purl) e gli asset russi.

Due questioni che non a caso sottolinea il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha al termine di un colloquio con il suo omologo Antonio Tajani: "È fondamentale consentire l'utilizzo completo dei beni russi congelati, rafforzare l'Ucraina nell'ambito del programma Safe e incrementare i contributi all'iniziativa Purl". Tutti fronti su cui la maggioranza ha posizioni molto distanti. "Basta soldi per una guerra persa, ora - ha detto ieri sera Matteo Salvini - si trovi un accordo".

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