Quirinale 2013

Il vero vincitore è Berlusconi "Racconterò tutto in un libro"

Il Cavaliere è di ottimo umore: "Nelle mie memorie scriverò come ho convinto Napolitano ad accettare". Poi esclude un ritorno alle urne: "No al voto a giugno"

Il vero vincitore è Berlusconi "Racconterò tutto in un libro"

«No, non è stato facile convincerlo ad accettare un nuovo mandato...». Quando Silvio Berlusconi lascia il suo ufficio nella Corea di Montecitorio e si avvia verso l'aula per assistere alla proclamazione di Giorgio Napolitano, è decisamente di ottimo umore. Dopo quarantotto ore di contatti e fitte trattative condotte in prima persona e con l'aiuto dell'immancabile Gianni Letta, infatti, l'impasse si è finalmente sbloccata e il capo dello Stato ha dato il suo benestare ad una riconferma che in molti credevano impossibile. «Ma – assicura il Cavaliere ai cronisti – non è stato affatto facile. Come l'ho convinto ad accettare il secondo mandato un giorno lo scriverò in un libro di memorie...».
Berlusconi è circondato da alcuni parlamentari, la sempre presente Maria Rosaria Rossi, Angelino Alfano, Denis Verdini, Raffaele Fitto, Maurizio Lupi e pochi altri che lo accompagnano verso l'aula. L'ex premier è sorridente e in vena di battute, solo un pizzico pensieroso per la scelta di Fratelli d'Italia di non votare Napolitano. Un distinguo che Berlusconi non condivide per niente, tanto che al suo fianco il segretario del Pdl – al telefono con Niccolò Ghedini – si lascia scappare un commento piuttosto colorito su Ignazio La Russa.

Non lo dice Berlusconi, perché la linea della prudenza è obbligatoria oltre che pagante, ma sul fatto che si senta di aver vinto una delle partite più importanti e delicate della sua vita non ci sono dubbi. Dall'inferno al paradiso in tre, quattro mesi. Da che a dicembre era dato per morto (al punto che molti dei suoi fedelissimi erano ad un passo dallo scaricarlo) a oggi che è l'uomo chiave dell'accordo che sancisce la riconferma di Napolitano. Anzi, ne è di fatto il fautore, il primo a teorizzare che fosse quella «l'unica soluzione possibile». Eppure alla domanda se si senta di aver vinto il Cavaliere fa un cenno con la mano e si chiama fuori con un «non credo di essere io il vincitore». Nessun trionfalismo, dunque. Tanto che pure su Bersani preferisce non infierire visto che si guarda bene dal rispondere ai cronisti che gli chiedono se sia invece il Pd «il grande sconfitto».

Un Berlusconi che, passati ormai due mesi dalle elezioni, continua sulla linea della responsabilità. «Da 54 giorni – dice in comunicato – tutti gli italiani hanno potuto vedere e giudicare il nostro comportamento sensato rispetto a quello della sinistra». Tanto che pure l'ipotesi di elezioni anticipate non riesce a fare più breccia come al solito sull'ex premier. Almeno pubblicamente, visto che alla domanda se si sente di escludere il voto a giugno il Cavaliere risponde sfoderando un sorriso. «Direi di no, tanto – dice ai cronisti entrando in aula – non vorrete mica iniziare le vacanze così presto...». In realtà, sia nel pranzo a Palazzo Grazioli che nelle due ore passate nel suo studio di Montecitorio le elezioni anticipate aleggiano comunque. Già, perché restano forti dubbi sulla tenuta del Pd, sul fatto che i Democratici siano in grado di essere interlocutori validi nell'eventuale nascita di un esecutivo di larghe intese.

«Stiamo a vedere», dice ai suoi un Berlusconi che preferisce godersi la vittoria. Un successo su tutta la linea anche grazie all'incredibile suicidio politico di un Pier Luigi Bersani che in quarantotto ore ha resuscitato il Cavaliere. Da che solo venerdì mattina il leader del Pdl dava quasi per fatta la nomina di Prodi al Quirinale a che l'ex presidente della Commissione Ue è andato a schiantarsi. E pensare che Berlusconi era pronto alle barricate, a tornare in piazza gridando al golpe tanto gli era inviso il Professore. Caduto Prodi, poi, s'è fatta sotto l'ipotesi Stefano Rodotà. «Stanotte – racconta in aula l'ex premier ad alcuni deputati del Pdl – non ho chiuso occhio all'idea che potesse essere eletto Rodotà. Sarebbe stato l'inizio della guerra civile...». Come è finita è cosa nota. Con Berlusconi che di fatto porta a casa quello che nel poker potrebbe essere un piatto da all in. Non solo un ritrovato ruolo centrale, ma pure il presidente della Repubblica con cui alla fine più s'è trovato in sintonia in questi quasi venti anni di politica. Senza considerare che ora la partita si sposta sul governo di larghe intese che Napolitano è intenzionato a fare al più presto. Proprio come chiedeva il Cavaliere il giorno dopo il voto.

All in, appunto.

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