Visco contro i vertici bancari: «A noi il potere di rimuoverli»

Visco contro i vertici bancari: «A noi il potere di rimuoverli»

nostro inviato a Bergamo

Un po' tardiva, quando dalla stalla è già fuggita una bella mandria di buoi, cala la scure di Bankitalia sui manager bancari. «Non dovranno distribuire bonus le aziende in perdita» tuona il governatore Ignazio Visco al convegno Assiom-Forex davanti a 2000 operatori finanziari. I compensi per i manager «devono essere legati ai risultati conseguiti» e le buonuscite «basate su adeguati meccanismi di valutazione» e «differite per un periodo di tempo congruo» per «convalidare la bontà della gestione». Ma il governatore chiede anche più poteri, ispettivi e disciplinari, compreso quello di cacciare i vertici delle banche là dove, «sulla base di fondate evidenze», Bankitalia ritenga necessario «opporsi alla nomina di esponenti aziendali o rimuoverli dall'incarico».
Il pugno di ferro si abbatte al termine di una relazione dedicata per un terzo al caso Montepaschi. Scandalo dal quale Via Nazionale si chiama fuori, con un'unica lieve autocritica su come ha comunicato l'opera di vigilanza («Ci impegniamo a migliorare»). I controlli sono stati tempestivi e severi, ripete Visco, e «le transazioni ritenute illegittime sono state portate a conoscenza delle competenti autorità giudiziarie». All'istituto di Siena sono stati imposti un «significativo aumento di capitale» e un «rafforzamento del sistema di controlli interni», mentre «l'ispezione decisiva iniziata nel settembre 2011ha richiesto una netta discontinuità nella gestione aziendale».
Le responsabilità dei manager Mps sono indicate con chiarezza: l'origine delle difficoltà è «un'ambiziosa operazione effettuata alla vigilia dello scoppio della crisi» (l'acquisizione di Antonveneta) accompagnata da «una gestione dei rischi finanziari non adeguata» che si è sovrapposta «alla crisi del debito sovrano». Pur augurandosi una «regolamentazione stringente», Visco non condanna i contratti derivati in sé, che «possono facilitare la gestione dei rischi da parte di operatori consapevoli», ma i «comportamenti fraudolenti volti a celare al mercato e alle autorità di controllo la vera finalità delle operazioni condotte».
Insomma, Montepaschi è un caso grave ma isolato, che colpisce una banca senza tuttavia pregiudicarne «l'adeguatezza patrimoniale». Per questo Bankitalia ha dato parere favorevole ai 3,9 miliardi di Monti bond, che non rappresentano «il salvataggio di una banca in crisi» ma «un prestito concesso dallo Stato a un costo particolarmente elevato e crescente nel tempo». E qui, dopo aver difeso l'azione - passata e presente - di Via Nazionale, Visco spalleggia anche l'operato del governo Monti. Perché «il sistema bancario è fondamentalmente sano», con «un'esposizione contenuta verso i prodotti della finanza strutturata».
Il governatore ritiene che «l'Italia non deve abbassare la guardia» perché la recessione potrebbe arrestarsi soltanto nel secondo semestre di quest'anno con «ritmi di crescita modesti» e «margini di incertezza elevati». «Il definitivo superamento della crisi richiede ulteriori prolungati sforzi», scandisce. Il rigore nei conti «è una precondizione, non un ostacolo alla crescita», come ripete il premier uscente, anche se occorre «mitigare le conseguenze di natura sociale e distributive». La pesante tassazione va affrontata «in una prospettiva di medio periodo» con «equilibrio e attenzione ai vincoli di bilancio». Non manca l'allarme-spread, che «resta al di sopra dei valori coerenti con le condizioni di fondo della nostra economia».

Saranno determinanti «la qualità delle politiche economiche nazionali» (cioè l'azione del nuovo governo) e le riforme europee. «Il cammino è appena iniziato e va proseguito con convinzione», conclude Visco. Parole che potrebbero essere lette come un autorevole spot per Monti.

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