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Il vizio dell'opposizione: remare contro la Patria

Il caso Albania lo conferma: pur di attaccare l'avversario è disposta a danneggiare il Paese

Dal profilo Facebook di Edi Rama
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Il vizio dell'opposizione: remare contro la Patria

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Il metodo è collaudato. Si parte dagli anni del berlusconismo e si arriva al conto pagato in Albania da Giorgia Meloni. Cavalcare i risolini di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, strumentalizzare il gesto della premier che ha saldato il debito di un gruppo di turisti italiani sconsiderati. Il filo rosso (in tutti i sensi) che collega le vicende è sempre lo stesso. Colpire l'Italia all'estero per attaccare l'avversario politico interno. La sinistra riparte, ancora una volta, dall'antipatriottismo. Giova partire dall'ultimo episodio, quello albanese. Il premier del Paese delle Aquile, il socialista Edi Rama, loda Meloni e rivela un aneddoto che non dovrebbe dividere: la presidente del Consiglio ha pagato il conto di quattro vacanzieri italiani che erano andati via da un ristorante senza pagare. Ma in Italia anche questo fa discutere. E via con le polemiche. «La premier ha pagato con i fondi dell'ambasciata», stona il coro progressista. L'ambasciata è costretta a precisare che la premier ha saldato con i suoi soldi. Meloni spiega sconfortata: «L'opposizione preferisce un'altra immagine dell'Italia, speravo che almeno su una cosa così banale si potesse essere tutti d'accordo».

E invece no. La priorità è la lite da cortile, anche a danno dell'immagine dell'Italia. Tanto che da sinistra si leva anche qualche voce controcorrente. Come quella del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, del Pd. «Perché una parte della sinistra fatica ad abbracciare il patriottismo? Il patriottismo è amore per il proprio Paese e il suo stile di vita. È il collante di una comunità democratica», scrive Gori su X. Il sindaco dem cita Martin Wolf: «Un grave errore dell'élite intellettuale di sinistra è stato il suo disprezzo per il patriottismo». Un vizio manifestato anche in occasioni più delicate. Sempre durante questi mesi di governo Meloni, le opposizioni, di volta in volta, hanno cavalcato il fuoco che arrivava dall'estero. «Italia isolata», è stato il refrain della sinistra dopo l'esclusione di Meloni da una cena organizzata da Emmanuel Macron con il capo del governo tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ritornello ripetuto a ogni schiaffo giunto d'Oltralpe negli ultimi mesi sul tema migranti.

Francia o Spagna, purché ci si lagna. Ed ecco la sinistra e il Pd esaltarsi per gli attacchi di maggio scorso arrivati da Madrid per bocca della vicepremier spagnola Yolanda Diaz, che ha definito «spazzatura» il dl lavoro.

E poi gli Usa, croce e delizia dell'opposizione. Se Meloni partecipa ai convegni dei Repubblicani americani viene dipinta come una trumpiana pericolosa. Se la premier, come a fine luglio scorso, va a Washington o ostenta un feeling reciproco con il democratico Joe Biden, la stampa progressista obietta: «È troppo vicina agli Usa e si allontana dall'Ue». A proposito di Europa, Pd e M5s ad aprile hanno cavalcato anche una discutibile censura dell'Europarlamento che ha accusato l'Italia di «retorica anti Lgbt», paragonandola all'Uganda. I dem non hanno perso tempo ad accostare l'Italia all'Ungheria di Viktor Orbàn. Applausi da sinistra anche per il rifiuto del volo di Stato da parte di Patrick Zaki, graziato dall'Egitto anche grazie alla mediazione del governo italiano. Atteggiamenti simili a quelli degli antiberlusconiani, che brindavano alle risate di Merkel-Sarkozy ed esultavano quando qualche giornale straniero dipingeva l'Italia come una sorta di regime autoritario.

Tutto si tiene.

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