Antonio Di Pietro era agitato ieri mattina in televisione, difendendo le strabilianti parole che la Boccassini ha pronunciato su Ruby ed ha detto: «Ma che volete, un pubblico ministero che parla per cinque ore, gli può pure scappare uno svarione In fondo questa ragazza è stata presentata come una che soffre, in realtà ci vorrebbe l'apostrofo perché è una che s'offre ». Gelo in studio, gaffe irreparabile, il Signore prima li fa e poi li accoppia.
Ora siamo al giorno dopo del giorno dopo. E già si legge sui siti di sinistra che la povera Boccassini è una martire, perseguitata per quelle incaute parole riferite alla marocchina che dà il nome al processo di Milano: «La minore è certamente una ragazza intelligente, una ragazza che sapeva sfruttare la sua avvenenza fisica e il fatto che fosse musulmana quella furbizia proprio orientale delle sue origini, sfrutta, riesce in una a sfruttare la propria essere extracomunitaria». L'italiano è quello che è, ma l'enormità e l'anacronismo di quella definizione hanno superato e in un certo senso distrutto l'impatto dell'inquisitoria pronunciata in un italiano inceppato, spesso approssimativo, in cui le concordanze di genere saltano come vecchie otturazioni, e alla fine ti trovi di fronte a un testo che dà l'idea di una personalità.
Confesso che non mi ero mai dedicato all'ascolto della dottoressa Ilda Boccassini, ma avevo nei suoi confronti un pregiudizio retoricamente positivo: la grande nemica di Silvio Berlusconi, l'incendiaria testa rossa che dà spettacolo con la sua precisione e - immaginavo - una tagliente ironia. Dire che è stata una delusione è poco: mi sono trovato, insieme ai milioni di italiani che hanno ascoltato l'arringa, di fronte a un'acidità da professoressa di scuola media che non ne può più dei «giovani d'oggi» e che prenderebbe a calci nel sedere gli alunni extracomunitari, specialmente le femmine.
L'aggettivo extracomunitaria applicato a Ruby risuonava come un'ossessione e la descrizione della bella e malvagia ragazza somigliava a quella di una signora ricca e un po' razzista inviperita per aver ritrovato gli orecchini spariti nella borsa della colf. E poi, quella confusione sui punti cardinali e la geografia dell'Africa: la dottoressa Boccassini perché sembra ignara del fatto che il Marocco si affaccia sull'Atlantico e non sul golfo degli emirati, ed è un Paese molto più occidentale dell'Italia.
Ha parlato a braccio in modo enfatico, livido, con qualche strillo e macchie di retorica. Che delusione. Ero pronto a dire: caspita, diavolo di una Boccassini, sei stata micidiale, logica, spietata. Viceversa ci siamo trovati di fronte a un'arringa alle vongole, ripetitiva, spurgante risentimento: quel in più emotivo che non dovrebbe mai esserci e che invece dilagava. In America il processo si sarebbe chiamato: «Lo Stato contro Silvio Berlusconi». Quel che abbiamo visto e udito ci è sembrato invece Ilda Boccassini contro Silvio Berlusconi, un umore rancoroso che denuncia l'avversione personale, un bagaglio di sentimenti e risentimenti che dovrebbero essere banditi nei tribunali.
E poi tutto è sembrato costruito su affermazioni apodittiche senza prove, come dire «guai a chi mi contraddice». La ragazza? Una furba canaglia. Deve essere per forza una prostituta, guai a chi ne dubita. Devo dire che la lunga intervista di Ruby andata in onda sulla televisione «berlusconiana» aveva mostrato una donna con una forte identità e una visibile dignità che se l'è vista brutta nella vita e che sa confessare di aver combattuto la sua guerra anche inventando, mentendo, barando sull'età. Non ci è sembrata mancanza di pudore ma una prova di coraggio. Nell'arringa l'attenzione enfatizzava soltanto la vita sessuale di questa persona extracomunitaria, levantina, musulmana e orientale.
Su una sola cosa mi sento d'accordo con la Boccassini: sul fatto che oggi maree di giovani donne, minorenni e maggiorenni, si avviano per cammini incerti alla ricerca del successo promesso dalle agenzie che promettono l'avvio alle televisioni. Questo è verissimo ed è certamente una piaga culturale e sociale. Ma al pubblico ministero occorreva però trasformare la sociologia in criminologia e lì non è stata all'altezza: non ha saputo fornire uno straccio di prova convincente, salvo il movente enunciato con parole comicamente torve: «Il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi».
Certo, la precisazione andava fatta. Sarebbero molti i tipi di piacere erogabili da una piccola strega che porta nel Dna le astuzie dell'harem e dei serpenti a sonagli, della lampada d'Aladino e dei filtri d'amore. Avrebbe potuto essere il piacere alimentare: ecco la furba levantina che con mosse orientali inzeppa la riluttante bocca di Silvio Berlusconi con uova di cioccolata ripiene di crema.
Oppure quello muscolare: ecco la strega straniera indurre il piacere in Silvio Berlusconi massaggiandogli i piedi. Ma noi, lascia intendere il pubblico ministero, non ci caschiamo: la pupa è furba, è certamente mignotta e paracula, gira con abiti firmati, non si sa da chi e da questo sappiamo dedurre quale sia il piacere in questione. Tutto sommato, non siamo mica nati ieri.
E così, come effetto collaterale, persino lo ius soli grazie alla Boccassini può andare al diavolo insieme a Cécile Kyenge: la marocchina d'Oriente dimostra che per quanto perfetto e incantevole possa essere il suo italiano, (infinitamente migliore di quello post napoletano del magistrato) noi non le concederemo mai alcuna cittadinanza perché la verità è stata svelata: comunque si presenti e parli, resta una beduina da danza del ventre.
Del resto, si capisce fra le righe della requisitoria, questa gente «ce l'ha nel sangue», come una volta si diceva dei jazzisti neri. Per di più è musulmana e a tutti è nota a tutti l'insidiosa lascivia di queste bombe di sesso chiuse a chiave nel burqa, se solo conosci la combinazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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