MilanoGiornata di relativa schiarita nei rapporti tra Lega e Pdl: sembravano terremotati di prima mattina e invece sono via via migliorati. In mezzo un vertice con Roberto Formigoni nella sede lombarda del Pdl di viale Monza, in cui è stata definita la priorità degli alti dirigenti del Pdl di mantenere ben salda l'alleanza con la Lega. «Ci auguriamo di averlo» ha risposto l'ex ministro Ignazio La Russa a chi gli chiedeva se ci sarebbe stato un candidato comune tra Pdl e Lega alle prossime elezioni regionali.
Una posizione più dialogante rispetto a quella del presidente della Regione, in pieno braccio di ferro con il Carroccio. E lo stesso Formigoni, che aveva aperto la giornata nella sede della Regione sollevando non poche perplessità sui rapporti con la Lega, e persino sulle future alleanze elettorali, più tardi si è rivolto agli alleati riproponendogli l'accordo sottoscritto: «In pochissimo tempo nominerò una nuova giunta regionale. Chiederò alla Lega di indicarmi i suoi assessori». Insomma, le trattative continuano e il mare tra Lega e Pdl è meno in tempesta.
Al tavolo del Pdl, oltre a Formigoni e La Russa, il coordinatore regionale, Mario Mantovani, gli ex ministri Mariastella Gelmini e Paolo Romani, l'ex sottosegretario Daniela Santanché. Si discute della data del voto e anche nel Pdl in molti sono convinti che il momento più ragionevole per andare alle elezioni sia aprile, come ipotizzato dalla Lega. Diverse le ragioni a favore di questa ipotesi, a partire dal far risparmiare ai cittadini lombardi la doppia spesa di regionali e politiche a pochissima distanza.
Ma il momento delle elezioni continua a suscitare tensioni. «Si può votare in quarantacinque o novanta giorni» ripete Formigoni, che dice di non voler tenere la Lombardia in campagna elettorale per sei mesi. E i consiglieri del Pdl, dopo una riunione del gruppo, hanno rimesso le proprie dimissioni nelle mani del capogruppo, il formigoniano Paolo Valentini. Un modo per far capire alla Lega che anche loro non scherzano. «Se dobbiamo andare a votare nell'interesse dei lombardi e non per speculazioni dei partiti politici - la tesi di Valentini - andiamoci subito». In ogni caso anche la decisione di Formigoni di modificare la legge elettorale richiederà del tempo.
Negli incontri politici si parla dei candidati alla successione di Formigoni. «Ho sempre detto che dopo il quarto mandato non mi sarei ricandidato e lo confermo» ribadiva ieri il presidente della Regione, smentendo le voci che fosse pronto a mettersi di traverso al momento del voto.
Formigoni è scivolato via sull'ipotesi di poter sostenere una lista civica del Nord: «Non mi sto occupando di questo». Il governatore non ha poi escluso che a succedergli possa essere l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini: «Ho grande stima per lui, sia per le doti di governo che per la genialità della persona. Ma non spetta a me decidere chi sarà il candidato».
Il nome di Albertini non è però gradito a tutti nel Pdl. E lo stesso ex sindaco si è un po' autoescluso dalla rosa dei candidati, dicendo di non avere alcuna intenzione di siglare un'eventuale alleanza con la Lega («credo non ci sia alcuna possibilità se non quella di confrontarsi davanti agli elettori e vedere se Maroni riesce ad arrivare primo» ha dichiarato ieri).
Uno dei nomi alternativi che viene fatto riecheggiare negli ambienti del Pdl, pensato per segnalare la voglia d'intesa con la Lega, è quello dell'ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che fa parte di un'ala più istituzionale e meno barricadera del Carroccio. Una proposta dal valore simbolico.
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