Cè stato un tempo, in questo paese, in cui le manifestazioni di piazza tonificavano le opposizioni e spaventavano i governi. È talmente tutto cambiato che può accadere che per tre giorni Roma si accorga di tre iniziative di protesta solo perché il traffico peggiora. Il governo non si spaventa e lopposizione resta con i suoi problemi.
Da ieri a sabato per le vie e le piazze di Roma tutto il convocabile è stato convocato. Ieri sera è toccato al Pd di dare la voce di Oscar Luigi Scalfaro a quelli che invocano lintangibilità della Costituzione. La manifestazione era stata convocata per lo scorso martedì, in pieno dibattito parlamentare sulla legge Englaro, ma la morte di Eluana aveva consigliato il rinvio. Ieri a Roma cera tutto, o quasi, lo stato maggiore veltroniano ad ascoltare lex presidente della Repubblica che ha confuso ancor più le idee dei militanti del Pd. Questi sapevano, dalle parole pronunciate al Lingotto da Veltroni, dalle idee di DAlema espresse nella Bicamerale, dagli stessi convincimenti del Capo dello Stato attuale, Giorgio Napolitano, che la Costituzione avrebbe bisogno di una rimodernata. Lintera parte seconda, quella ordinamentale, è stata dichiarata desueta e molti esponenti del centrosinistra hanno anche messo in discussione, in questi anni, la prima parte considerata deficitaria dal punto di vista dei diritti di cittadinanza. Costituzione da riformare, questo è stata la parola dordine fino al caso Englaro. Contrari si erano dimostrati alcuni gruppi intellettuali legati al prodismo e al cattolicesimo democratico oltre che i radical di sinistra. La maggioranza del Pd era per la revisione della Costituzione. La piazza di ieri ha dichiarato il contrordine. Prima manifestazione, dunque, allinsegna del ritorno al passato.
Oggi scendono in piazza due grandi categorie della Cgil, la Fiom e il sindacato della Funzione pubblica. Il corteo e la manifestazione romana vengono preannunciati come fra le più grandi della storia sindacale. I segretari confederali hanno già protestato con il presidente della Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, sostenendo che finora poco spazio i tg hanno dato alliniziativa. La vitalità del sindacato è un buon segno per un paese democratico. Ma la lettura del manifesto che convoca corteo e manifestazione è deludente. Si protesta contro la crisi senza una proposta. Eravamo abituati al sindacato di Di Vittorio e di Lama tanto puntiglioso nelle proposte quanto coraggioso nelle proteste. Seconda manifestazione, quindi, allinsegna dellanarco-sindacalismo.
Sabato tocca ai girotondi. La loro piattaforma mette i brividi. La descrizione che i leader girotondini, Eco, Flores DArcais, Furio Colombo, Andrea Camilleri fanno del paese è da incubo. Siamo calati nel bel mezzo di una dittatura resa ancora più odiosa dal potere esorbitante della Chiesa. Quella Chiesa che si è opposta alla morte di Eluana ma ha anche, per par condicio, dichiarato «razziste», attraverso Famiglia Cristiana, le norme sulla sicurezza proposte dal ministro Maroni. Chi ha la pazienza di leggere il proclama che organizza la grande adunata di piazza Navona scoprirà toni che ricordano i messaggi drammatici della opposizione antifascista dallesilio. Anche questa manifestazione guarda allindietro e lunica promessa che cerca di realizzare è quella di dare un altro colpo al Pd per favorire il sol dellavvenire incarnato in Antonio Di Pietro.
È un fine settimana da incubo. Chi è abituato a frequentare la sinistra non laveva mai visto col capo così rivolto allindietro. Sia il partito principale, sia la più grande organizzazione sindacale, sia gli oppositori radical parlano un linguaggio da fine secolo. Se cè poco da sorprendersi per i girotondini, che rappresentano laccrocco più conservatore che la politica italiana abbia mai espresso, assai più pericoloso è questo posizionamento per il sindacato e per il partito che ha il maggior numero di suffragi nel centrosinistra. Il sindacato spreca la sua forza in una battaglia di interdizione che fa venire meno quella cultura riformista che dava prevalenza alla proposta sulla protesta. Il partito politico, nato per traghettare la sinistra sulle sponde del riformismo moderno, si trova, invece, prigioniero delle sue componenti più conservatrici.
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