Politica

Interrotto il canale che porta all’Europa il greggio del Caucaso

L’importanza strategica del porto di Poti, bombardato dai russi

da Roma

Limitare l’azione militare in Ossezia del Sud. Dare seguito al «cessate il fuoco» annunciato dalla Georgia. E porre subito fine al conflitto. È un invito anche alla «moderazione», quello che il premier italiano rivolge al presidente russo. Ma è soprattutto un tentativo per ottenere una tregua immediata. Una richiesta, all’amico Vladimir Putin - raggiunto più volte al telefono negli ultimi due giorni, anche dal ritiro estivo di Villa Certosa - per favorire una soluzione diplomatica alla questione caucasica.
E così, in piena sintonia con i partner europei - primo fra tutti il presidente francese Nicolas Sarkozy, con il quale si è già confrontato - anche Berlusconi tenta una mediazione. Con l’obiettivo finale di ripristinare lo «status quo». Per ricomporre, insomma, lo scenario geo-politico precedente ed evitare che la situazione possa pure degenerare.
Una strategia messa a punto con il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Pronto, dal canto suo, a riassumere la linea del governo. «La posizione dell’Italia dice in primo luogo “fermatevi”». Stop, quindi, agli «atti di ostilità e alle violenze», da entrambe le parti. «Preoccupiamoci - sottolinea ai microfoni di Sky Tg 24 - della popolazione civile dell’Ossezia del Sud, che ha grandemente sofferto».
Il governo - aggiunge il capo della diplomazia - auspica una «integrità territoriale della Georgia», pur rimarcando il totale «rifiuto delle armi» per difenderla. «Non vogliamo né una coalizione anti-russa, né una posizione che condanni solamente l’una o l’altra delle due parti - spiega -. Noi non vogliamo condannare, ma aiutare a collaborare. E dobbiamo ritornare subito alla situazione che esisteva fino a pochi giorni fa, ripristinando lo status quo». Per questa ragione, anche il governo di Tbilisi deve «rispettare gli accordi» presi in seno alla comunità internazionale, in base ai quali l’Ossezia del Sud è soggetta ad un’azione di peacekeeping. Il nostro Paese, prosegue il titolare della Farnesina, auspica una «posizione unitaria dell’Europa», affinché «non ci siano divisioni». «L’equilibrio nei confronti della Russia e della Georgia - argomenta - è la garanzia per l’Europa di avere successo». Altrimenti, «sarà solo uno dei tanti attori internazionali».
Una linea guida condivisa da Frattini con alcuni omologhi europei, con cui ha avuto ieri uno «scambio di idee». In particolare, con il francese Bernard Kouchner e il finlandese Alexander Stubb, in vista della loro missione a Tbilisi e a Mosca, in rappresentanza delle presidenze di turno Ue e Osce. E nel corso della conversazione telefonica con il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, il ministro ribadisce il pieno sostegno italiano alle iniziative diplomatiche internazionali. Dopo aver ricordato «la piena conferma del sostegno italiano» assicurata da Berlusconi a Sarkozy, Frattini riferisce che il premier «è evidentemente molto preoccupato», convinto che «se non si fermano le armi sarà impossibile riprendere a parlare».
Il ministro degli Esteri, inoltre, interviene anche sul rischio che il conflitto possa estendersi anche all’Abkhazia, coinvolgendo quindi anche un’altra provincia separatista filo-russa. Se il governo di Mosca «agisse» anche in quella direzione, «come qualcuno ha paventato, sarebbe - afferma - un atto estremamente grave».

Così come «certamente», fa notare Frattini, sono stati terribili «i bombardamenti in territorio georgiano, a pochi chilometri dall’aeroporto di Tbilisi».

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