Interruzioni di gravidanza nel 2004 aumento record

Secondo l’Istituto superiore di sanità l’anno scorso gli aborti sono stati 136.715: incremento del 3,4% rispetto al 2003. Uno su quattro riguarda donne immigrate

Felice Manti

da Milano

Il dibattito sull’aborto si sposta sulle cifre. Che come al solito forniscono un doppio dato. La relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194, presentata dal ministro della Salute Francesco Storace lo scorso 19 ottobre, disegna per grandi linee il fenomeno. Dall’approvazione della legge 194 le interruzioni di gravidanza si sono quasi dimezzate (-42,4%), ma l’anno scorso si è registrato l’incremento su base annua più consistente in termini assoluti (+3,4%) dall’approvazione della legge.
Secondo l’Istituto superiore di Sanità nel 1983, dopo l’approvazione della 194, il tasso di abortività italiano era superiore al 17 per mille. Nel 2003 la percentuale è scesa al 9,6 per mille. Ma secondo i dati preliminari sulle interruzioni volontarie di gravidanza, nel 2004 gli interventi sono stati 136.715, il 2,6% in più rispetto ai 132.178 interventi dell’anno precedente.
L’incremento degli aborti è concentrato al Nord (+4,8%) e al Centro (+6%). Il Mezzogiorno e le isole viaggiano in controtendenza (-0,1%). La Regione che ha registrato il massimo aumento è il Molise (+22,9%), seguito da Toscana e Umbria (+8%), Friuli (+7,8%), Piemonte (+6,3%), Lazio (+5,9%). Aumenti molto consistenti si sono registrati anche nelle province autonome di Bolzano (+10,9%) e Trento (+7%). Un dato dai due volti, ma con un unico responsabile. La scarsità di consultori.
Secondo Michele Grandolfo, del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, mancano dai 400 ai 600 consultori rispetto all’ideale di una struttura ogni 20mila abitanti. «La questione - spiega - non è solo il numero ma anche lo stato degli organici, spesso carenti». Da sottolineare anche il fatto che, per la prima volta, il consultorio ha rilasciato più certificazioni (34,4%) degli altri servizi.
Il dato 2004 è legato in gran parte alle interruzioni di gravidanza decise da donne straniere. «Sono proprio le donne immigrate - ha spiegato Grandolfo - a utilizzare di più i consultori familiari per la certificazione e sono proprio questi ad adottare un ruolo fondamentale per la prevenzione dell’aborto. È giusto potenziarli anche per l’effetto benefico che possono avere nella prevenzione fra tutte le donne e in particolare modo quelle immigrate».
Nel 2003 una donna su quattro che ha abortito era straniera. Le immigrate rappresentano infatti il 25,9% del totale delle interruzioni. Nel 1998 erano appena il 10,1%, nel 2002 la percentuale era del 22,4%.
«Il ricorso all’aborto - si legge nel rapporto - è un’ultima ratio, conseguente il fallimento e/o l’uso scorretto dei metodi per la procreazione responsabile». Sono sempre meno le donne istruite, coniugate e occupate che fanno ricorso all’aborto, secondo il documento. La stabilità di rapporto, le maggiori opportunità di conoscenze e le relazioni comunitarie sono condizioni che hanno favorito, grazie anche al ruolo dei servizi, in primis dei consultori familiari, una maggiore competenza e consapevolezza relativamente all’uso dei metodi per la procreazione responsabile». Per quanto riguarda le minorenni il tasso di abortività per il 2003 è risultato essere pari al 4,5 per mille. In due casi su tre l’autorizzazione all’intervento è stato rilasciato dai genitori, nel 32,8% è dovuto intervenire il giudice tutelare.


Oggi la Cgil e altre associazioni femminili hanno deciso un sit-in di protesta di fronte al ministero della Salute per chiedere la piena attuazione della legge 194 e l’impegno finanziario del governo affinché tutta la rete dei consultori in Italia sia sviluppata. Ma l’obiettivo è uno solo: l’immediato utilizzo della pillola Ru486 su tutto il territorio nazionale e la possibilità di acquistare la pillola del giorno dopo senza ricetta medica.

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