Interventi inutili e rimborsi gonfiati

È il luglio scorso quando si scatena lo scandalo nella clinica privata Santa Rita di Milano. Sotto osservazione e intercettazioni da tempo, la Guardia di finanza e i carabinieri sequestrano almeno 40mila cartelle cliniche, alla fine i casi più sospetti sono una novantina: pazienti operati senza averne davvero motivo solo per «gonfiare» i rimborsi riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale. In manette finiscono 14 persone tra dirigenti e dipendenti della struttura milanese, tra cui il notaio-amministratore unico Francesco Paolo Pipitone (ritenuto l’ideatore della truffa), il chirurgo Pierpaolo Brega Massone con il suo staff. Secondo l’accusa, Brega agiva per arricchire le casse della Santa Rita, e di riflesso, le proprie. Oggi le vittime e i parenti di chi sotto i ferri (o in conseguenza di operazioni «inutili») ha perso la vita si rivolge al tribunale per ottenere giustizia e una forma di risarcimento. Ma a loro non resterebbe che rivolgersi al Civile, con i tempi lunghi che questo comporta. Intanto, dopo la prima condanna dopo il patteggiamento di Pipitone, il processo alla «clinica degli orrori» prenderà il via il prossimo 2 dicembre. La stessa clinica risulta imputata per lesioni.

Ma a chiedere i danni potrà essere soltanto l’Asl di Milano, non le vittime che invece rischiano seriamente di subire oltre ai danni di salute la beffa di non ricevere nemmeno un euro dai colpevoli. Infatti, per il Codice per il reato di lesioni personali nei confronti delle stesse vittime la clinica non risponde.

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