Intervista a Formigoni "Penalizzati da essere Italia: ora la federazione del Nord"

Il governatore della Lombardia: "Voglio una macroregione dei virtuosi. Non dividerà il Paese, anzi può servire per rilanciare anche il Meridione"

Intervista a Formigoni "Penalizzati da essere Italia: ora la federazione del Nord"

Da Yeosu nella Corea del Sud dove ieri partecipava alla ceri­monia di chiusura dell’Expo rice­vendo il testimone per l’edizione italiana del 2015, il commissario generale Expo Roberto Formigoni ha annunciato l’iscrizione della Russia. E per il 2015 a Milano si pun­ta a quota 40 milioni di visitatori grazie anche ai nuovi media.

Presidente Formigoni, però in Italia la sua proposta di una ma­croregione settentrionale fa di­scutere. Solo provocazione?

«Assolutamente no. Voglio dare autonomia al Nord perché con la palla al piede del Sud l’Italia non ce la fa più».

Questa si chiama secessione.

«Io non parlo di secessione, non voglio proprio spaccare il Paese. È un discorso di efficienza che guar­da a ragioni economiche».

E quali sono queste ragioni?

«Il motore dell’Italia è spento or­mai da quattro anni. A farlo riparti­re tutti insieme non ci riusciamo, devono cercare di farlo i virtuosi».

Un progetto un po’ egoista.

«Chi parte trainerà gli altri e li spingerà a essere più virtuosi».

Sicuro che così il divario non di­venti un baratro?

«Se noi costruiamo una macro­regione virtuosa, ricca e competiti­va in Europa, faremo ripartire il Nord. E aiuteremo anche il Sud a riemergere dai suoi pasticci».

Tanto per capire, chi farà parte della macroregione?

«Chi vorrà. Io penso a Lombar­dia, Piemonte, Veneto, Friuli-Ve­nezia Giulia, Liguria, magari an­che all’Emilia Romagna. Rendere­mo evidente che nel Nord dell’Ita­lia c’è una regione molto più forte economicamente e con un Pil su­periore alle altre regioni europee. Anche a quelle tedesche».

Sicuro?

«Qui abbiamo indici di ricchez­za e produttività superiori perfino alla Baviera».

E questa alleanza su cosa si do­vrà basare?

«Su politiche industriali e per lo sviluppo comuni, ambientali, per la formazione,la scuola,l’universi­tà. Piani unitari per i trasporti».

La Lombardia non basta per una pianificazione efficace?

«Dieci milioni di lombardi sono un bel numero, ma quando si deve competere con i colossi europei è meglio essere molti di più».

Solo una questione di numeri?

«Numeri migliori consentono di attrarre investimenti».

Ma per questo è proprio neces­saria una macroregione?

« Standard & Poor’s ha ribassato il rating della Lombardia. Dicono che è ben governata e che la sua economia è forte,ma appartiene al­l’Italia. E questo si paga».

Perché si paga a essere Italia?

«All’estero scontiamo una catti­va immagine, la produttività che non aumenta, il Pil che fatica».

E unendo più regioni?

«Gli indici economici sono posi­tivi, si produce di più, un Pil alto evi­ta di penalizzarci per colpa della Si­cilia.
È la Grecia dell’Italia».

Un’accusa pesante.

«È solo la verità. Perché il gover­no mentre tagliava 900 milioni di euro alla sanità lombarda che fun­ziona bene, ne regalava 343 alla Si­cilia per finanziare ancora una vol­tail suo buco di bilancio».

Però c’è la Costituzione.

«L’alleanza è già possibile a Co­stituzione invariata se chi aderisce si impegna a favorire politiche co­muni. Ma volendo si può anche tro­vare una forma giuridica».

Una macroregione con un su­per governatore?

«Ci sono tre possibilità: federa­zione di regioni, confederazione oppure una regione unica».

Il leghista Luca Zaia dice che Formigoni è salito su un treno in corsa. Quello della Lega?

«Agli amici leghisti dico che io non parlo di secessione, non voglio dividere il Paese. E poi che la mia macroregione non è un mito, ma un percorso a tappe realizzabile».

I cinesi dicono che anche il viaggio più lungo comincia con un passo.

«Ho inviato una lettera ai gover­natori per incontrarci a settembre e definire politiche comuni».

Ne ha parlato con la Lega?

«Ne ho parlato con Roberto Ma­roni. E lui è d’accordo».

E col governo?

«Al premier Mario Monti torne­remo a chiedere maggiori poteri, quelli dell’articolo 116 della Costi­tuzione che continuano a negarci. Magari se lo facciamo tutti insie­me, non potrà più dirci di no».

Serve un’alleanza con la Lega? Angelino Alfano dice che il cen­trodestra può tornare unito.

«E io sono d’accordo. La strada giusta è superare le differenze che ci hanno separati con il governo Monti.

E del resto nelle quattro grandi regioni del Nord già gover­niamo insieme alla Lega».

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