Intesa, Bazoli non piega le fondazioni

Intesa, Bazoli non piega le fondazioni

Anche ieri il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha proseguito i contatti con le fondazioni azioniste dell’istituto bancario per individuare il successore di Corrado Passera. Con il passare delle ore diventa sempre più probabile la conferma di Marco Morelli nell’interim da amministratore delegato nel consiglio di gestione in calendario domani. Il manager è apprezzato dal mercato, dai vertici e dalla Compagnia di San Paolo e rappresenterebbe quella continuità che il neo ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture avrebbe auspicato lasciando il proprio incarico.
Analogamente, una promozione «interna» renderebbe più «solide» le posizioni del direttore generale Gaetano Micciché, responsabile Corporate, e del direttore finanziario Carlo Messina. Una scelta ristretta a questa rosa di candidati non dovrebbe creare «scossoni» all’interno della banca perché i rapporti reciproci sono buoni. In definitiva, si formerebbe un direttorio, se non nella sostanza almeno nella forma.
Ma questa ipotesi non piace al professor Bazoli che ha visto Intesa crescere nell’ultimo decennio proprio grazie alla scelta di un banchiere di alto profilo come Corrado Passera. Certo, la scelta internazionale sul modello «Marchionne» oppure «Scaroni» non è semplice sia per questioni retributive che di governo. Un grande manager, in genere, preferisce lavorare con il proprio team. Anche Passera fece così portando con sé, dieci anni orsono, i dirigenti con cui aveva ristrutturato Poste Italiane. Le sorprese non si possono escludere, ma le trattative di questo weekend hanno un po’ fatto sfumare quell’effetto-sorpresa al quale Bazoli aveva abituato gli investitori negli anni scorsi: nomine veloci e vacanze manageriali colmate a tempo di record.
Raggiungere l’unanimità con gli enti di origine bancaria che detengono il 30% circa del capitale questa volta è stato più difficile. Non sono stati risolutivi il tradizionale appoggio del presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, e la «vicinanza» del numero uno di Fondazione Carisbo (2,7%) Fabio Roversi Monaco, entrato da poco nel cda di Mediobanca grazie all’aiuto dell’Acri. L’antica questione sullo sbilanciamento «milanese» di Intesa Sanpaolo e sull’opportunità di un maggior coinvolgimento torinese, obiettivo «politico» del primo azionista Compagnia di San Paolo (9,9%), ha rallentato il processo decisionale. Il presidente Angelo Benessia ha provato ad avanzare le candidature dell’ad di Bnl Fabio Gallia e dell’ex Intesa, Pietro Modiano, ma anche in questo caso ci sono stati problemi di consensi. Occorre comunque ricordare che il presidente della Compagnia è a fine mandato e che sull’intransigenza piemontese ha inciso non poco l’attivismo del sindaco di Torino, Piero Fassino.
Anche il cambio vertice di ente Carifirenze (3,7%) dove oggi Jacopo Mazzei prenderà il posto di Michele Gremigni ha ritardato il raggiungimento di una posizione comune. Il risultato è che una convocazione del consiglio di sorveglianza con la proposta del nuovo amministratore delegato ancora non è stata formalizzata.


E più trascorre il tempo meno proponibili diventano le soluzioni che avrebbero visto il ritorno di banchieri cresciuti nel mondo Intesa come Giampiero Auletta Armenise, Victor Massiah e Giampiero Maioli, numero uno di Cariparma-Crédit Agricole ma formatosi alla scuola di Ca’ de Sass. La Borsa, però, non si è preoccupata dell’«interregno» nei giorni scorsi e il titolo non ha sofferto, ma i mercati sono volatili.

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