Intesa, Bazoli rilancia: «Capitalia è un’opzione»

Confronto a distanza con Arpe: «Ci sono molte ipotesi. La via maestra è la crescita interna». Giù i titoli in Borsa ma si riaccendono le voci

da Milano

Individuare un’altra sposa altrettanto recalcitrante sarebbe probabilmente arduo ma il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, rilancia la possibilità di portare all’altare Capitalia. «Rimane una delle opzioni»: ha esordito il banchiere, pur aggiungendo che «ce ne sono altre». Una posizione consegnata alla agenzie di stampa poche ore dopo che l’amministratore delegato di Capitalia, Matteo Arpe aveva prima concordato sul fatto che ci fossero «diverse ipotesi» di aggregazione per poi però aggiungere di considerare «via maestra» la crescita interna.
Un complesso slalom tra distinguo e sfumature che Piazza Affari ha interpretato in molti modi. Al termine della seduta Capitalia ha ceduto il 3,7% a un prezzo di 6 euro e Intesa l’1,98% a 4,4 euro.
La sensazione di fondo è, tuttavia, che i tempi del risiko siano più serrati dopo l’assemblea di Bankitalia e l’invito a crescere «impartito» a Intesa dal presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti. «Oggi ci sono le condizioni favorevoli perché si dia vita a nuove aggregazioni» ha sottolineato Bazoli richiamandosi alle parole pronunciate nei giorni scorsi da Guzzetti e dall’amministratore delegato Corrado Passera. «Chi ha detto che Capitalia è un capitolo chiuso?» si è quindi interrogato il banchiere senza sbilanciarsi sull’eventualità di un’operazione transfrontaliera. Uno scenario più possibilista di quello tracciato da Arpe che nei mesi scorsi aveva provveduto a costruire un arrocco finanziario per bloccare i diritti di voto di Intesa: «le aggregazioni prima si fanno e poi si dicono» ha detto il numero uno di Capitalia rilevando come «non è necessario fare in tre mesi quello che è stato fatto in venti anni».
Dopo il summit con il governatore di Bankitalia, Mario Draghi la partita Intesa-Capitalia sembrava tramontata e il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, è tornato a spronare le banche a uscire dal nanismo (Fitch ritiene che Capitalia sarà la prima a individuare un compagno) ma le carte rimangono coperte.

Probabilmente anche in attesa delle mosse degli altri «giocatori», a partire da Sanpaolo e Monte dei Paschi. L’attesa è quella di una doppia combinazione da cui, mire italiane di Unicredit permettendo, dovrebbero nascere altri due gruppi in grado di competere a livello internazionale.

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