Due storie parallele che si intrecciano. Sono le storie di Intesa Sanpaolo e Unicredit, che pur avendo cambiato - per motivi diversi - i loro condottieri Corrado Passera e Alessandro Profumo, proseguono la loro sfida per la leadership con le stesse intatte ambizioni. E con gli stessi problemi ai quali Federico Ghizzoni ed Enrico Tomaso Cucchiani, che dal 22 dicembre sarà il nuovo ad di Ca del Sass, daranno risposte diverse.
Avviamenti
Unicredit è stata la «pioniera». Nellultimo trimestre ha svalutato 8,6 miliardi di goodwill registrando una perdita di 10 miliardi. Lera-Profumo - con le sue mega acquisizioni - si è chiusa e ora si penserà al business tradizionale ripartendo da un patrimonio netto di 52,3 miliardi.
Cucchiani, volente o nolente, dovrà pensarci tenendo presente che le Fondazioni azioniste si aspettano un dividendo (Unicredit lanno prossimo non lo distribuirà), capitolo sul quale le svalutazioni degli avviamenti incidono non poco. Anche per questo motivo gli analisti di Intermonte ed Equita hanno ridotto le loro stime sulla cedola che Passera confermò a 0,08 euro. La penalizzazione in Borsa delle banche italiane è anche causata da 133 miliardi di avviamenti.
Il pressing delle fondazioni
Sia Unicredit che Intesa hanno tra i loro soci Fondazioni di origine bancaria che rappresentano il «nocciolo duro» dellazionariato. La Compagnia di San Paolo e il suo presidente in scadenza Angelo Benessia hanno fatto buon viso a cattivo gioco per non essere riusciti ancora una volta a incidere sulle nomine interne di Ca de Sass. Laumento di capitale di Unicredit da 7,5 miliardi è stato sostenuto pubblicamente da tutti gli enti. Ma risparmiare sulle erogazioni non entusiasma.
Il nodo dei crediti «deteriorati»
Un recente studio di McKinsey ha evidenziato che le banche per crescere devono orientarsi su tre direttrici: controllo del rischio, riduzione dei costi e incremento del valore aggiunto. Unicredit con il suo recente piano industriale ha intenzione di «circoscrivere», entro il 2015, 35 miliardi di crediti non-core. Anche Intesa prevede una gestione molto accurata riducendo il rapporto crediti deteriorati/impieghi al 4% nel 2013. Entrambe hanno avviato riduzioni del personale italiano di circa 5mila unità e studiano nuove iniziative.
La spinta allestero
Altro dossier scottante per Enrico Tomaso Cucchiani (ma anche per Federico Ghizzoni) è la crisi. Non solo per il debito sovrano in pancia con il quale si devono confrontare (oltre 50 miliardi) ma anche per le prospettive di recessione che si fanno sempre più consistenti. Unicredit ha solo il 40% dei suoi ricavi in Italia, mentre in Intesa lestero pesa solo per il 13,9 per cento. Lesperto manager di Allianz è stato ingaggiato perché «la situazione internazionale è centrale» (Bazoli dixit). Ma cogliere opportunità di sviluppo ora non sarà facile.
Il verdetto della Borsa
Il maxi aumento da 7,5 miliardi di Unicredit a gennaio potrebbe far soffrire Intesa che, secondo Nomura, potrebbe esser venduta dagli istituzionali per far spazio alla carta di Piazza Cordusio. Come avvenne a giugno a parti invertite.
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