Intesa Fini-Casini: al voto con l’attacco a tre punte

I leader di An e Udc vogliono spazi analoghi a quelli del premier. Apertura sui ritocchi alla par condicio

da Roma

Qualcuno lo ho già ribattezzato il «vertice dei delfini», facendo leva su quell’opzione alla successione politica di Silvio Berlusconi di cui entrambi i leader sono da tempo depositari. In realtà la lunga chiacchierata mattutina andata in scena ieri mattina alla Camera tra Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini ha una genesi casuale e nasce da una telefonata di saluti che i due si scambiano alla fine della cerimonia per la Giornata nazionale dell’infanzia. «Gianfranco, io sono nel mio studio. Se vuoi passare ci beviamo un caffè» dice il presidente della Camera all’amico e alleato di tante battaglie. Un invito subito accolto dal ministro degli Esteri che sale al secondo piano di Montecitorio, trattenendosi a palazzo per circa un’ora.
Il leader dell’Udc e quello di An, dopo aver sorseggiato il caffè, entrano in territorio politico e si soffermano sulle modalità della campagna elettorale ma anche sull’ipotesi di un Ciampi-bis. Il presidente di An non fa mistero di non aver gradito «l’interpretazione difensiva» data dai giornali alla sua uscita pubblica a favore di un secondo mandato dell’attuale inquilino del Quirinale. «Se ho fatto quella dichiarazione - spiega a Casini - è per coerenza con la stima per la persona che nutro fin dalla sua elezione e con i giudizi positivi che ho sempre pronunciato sulle battaglie portate avanti da Ciampi per la difesa dell’identità nazionale». Il tutto corredato da una intenzione più strategica: «decolorare» il presidente della Repubblica e istituzionalizzarlo, sottraendolo alle mire di chi vorrebbe trasformarlo in un attore della campagna elettorale. Senza dimenticare la possibilità di portare allo scoperto le contraddizioni del centrosinistra e le diverse posizioni che sul Ciampi-bis hanno, ad esempio, Rutelli e Fassino.
Sulla questione Quirinale i due leader si attestano su frequenze comuni. Una sintonia che si ripete anche sulla strategia da tenere in vista delle Politiche del 2006. Fini e Casini convengono sulla necessità di tradurre sul piano comunicativo il modulo dell’«attacco a tre punte». Come dire che, almeno nelle intenzioni, non dovrà essere riproposto lo schema del 2001 quando i riflettori erano puntati soltanto su Silvio Berlusconi. I tre leader, questa volta, dovranno avere spazi analoghi. Fini, in particolare, vuole trasmettere con chiarezza il messaggio della sua «candidatura potenziale», ovvero che lui sarebbe pronto a fare il presidente del Consiglio qualora gli elettori concedessero ad An più voti di Forza Italia. In questo modo le elezioni politiche si trasformerebbero in una sorta di primarie «sul campo». Inoltre questa esposizione mediatica paritaria dei tre leader aiuterebbe gli eventuali voti in uscita da Forza Italia a trovare collocazione dentro gli altri partiti della Cdl.
Il ministro degli Esteri continua a valutare con attenzione un’ipotesi a cui ha già accennato con i vertici del suo partito: presentare il partito di Via della Scrofa sotto il simbolo «An per Fini». Una personalizzazione tesa a sfruttare il forte consenso personale di cui gode il vicepremier di cui Alleanza nazionale discuterà alla prossima conferenza programmatica del 3, 4 e 5 febbraio, ovvero nell’occasione politica che battezzerà l’ingresso ufficiale in campagna elettorale.
Un breve passaggio, infine, anche per la par condicio. An e Udc ribadiscono una strategia di attesa. «Niente barricate, aspettiamo la proposta di Forza Italia».

Un modo per dire che se il progetto di legge sarà ben calibrato e comprenderà oltre agli spot dei partiti anche la novità degli «spot di coalizione» allora la modifica della legge di disciplina della comunicazione politica potrà davvero trasformarsi da chimera in obiettivo realizzabile.

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