Intesa, Guzzetti manda il conto a Parigi

STIME «Bene i conti, l’Ente conferma le erogazioni Il fondo per le pmi? Non perderà un euro»

Giuseppe Guzzetti minaccia di presentare il conto a Crédit Agricole e Assicurazioni Generali per l’arrocco ordito dai francesi nel capitale di Intesa Sanpaolo. Il problema giace da mesi sui tavoli dell’Antitrust e su Intesa incombe il rischio di maxi multa fino a 500 milioni di euro. Se ci sarà da aprire il portafogli, «non ho dubbi che la banca ha titolo per rivalersi» contro Parigi e Trieste, ha ribadito Guzzetti. Contro chi - ha aggiunto l’avvocato-banchiere, grande azionista di Ca’ de Sass con la Fondazione Cariplo, «ha violato le decisioni dell’Antitrust, che erano note e sono state portate in consiglio. Lì dentro c’era qualcuno di Crédit Agricole e Generali, o no?».
Toni ruvidi, che confermano il clima di insofferenza che aleggia tra i grandi soci di Intesa per l’impasse creata dall’Agricole. E probabilmente tradiscono l’imbarazzo dello stesso vertice, già trapelato dal quartier generale della superbanca. Ma Guzzetti, che è da sempre uno dei banchieri più vicini al presidente Giovanni Bazoli, è andato oltre: «Non sono preoccupato. Se ci saranno sanzioni, la banca potrà rivalersi sugli azionisti. La banca è garante delle condizioni poste dall’Antitrust che tutti sapevano: era una cosa intimistica o era su tutti i giornali? Queste cose erano note all’universo».
L’Antitrust «ha ragione dal suo punto di vista perché ha posto delle condizioni che non sono state onorate. Ma chi non ha onorato queste condizioni? Non Intesa, ma un terzo» che «non solo non le realizza ma fa tutt’altra roba. Se il titolo non fosse crollato», Parigi non avrebbe dovuto affrontare una minusvalenza.
Il procedimento di inottemperanza si trascina da mesi, ma dopo che Parigi ha disatteso anche l’impegno di scendere sotto il 2% di Intesa dall’attuale 5,49%, la scorsa settimana l’Antitrust ne ha ampliato il perimetro d’azione posticipandone la chiusura al 22 febbraio per evitare problemi con i tempi che devono essere assicurati alla difesa. L’Agricole era parsa valutare un congelamento dei diritti di voto ma il nodo per Antonio Catricalà resta verificare la «terzietà» di Parigi, che in Italia controlla Cariparma, rispetto a Intesa. Ecco perché l’accordo con Generali, seppur rimaneggiato e alleggerito nella governance, che ha permesso all’Agricole di iscrivere il legame con Intesa tra la partecipazioni «strategiche» evitando ricadute in bilancio, è apparso da subito una sorta di «schiaffo» all’Antitrust.
Trieste, Parigi e Milano proseguono comunque la ricerca di una via di uscita. «Credo che delle soluzioni si troveranno. Il buon senso alla fine prevarrà: bisogna prendere impegni e trovare un punto di equilibrio, basta però che non si faccia finta di non sapere», ha aggiunto Guzzetti auspicando che si individui un impianto che tenga conto dell’esigenza dell’Agricole.
Quanto invece alla Cariplo, Guzzetti ha assicurato che, anche grazie all’attenta gestione patrimoniale, il bilancio dell’Ente «non è andato male» e quindi «si eviterà di ricorrere» alle riserve per mantenere le erogazioni.

Il banchiere si è infine detto convinto che il fondo per le Pmi, voluto dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti e partecipato dalla Cassa depositi e prestiti, sarà gestito in maniera efficiente: «Non dovrà perdere un euro», ha detto Guzzetti escludendo che il fondo possa diventare «il deposito delle imprese in difficoltà».

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