Intesa, Passera e il taglio di Siena

Incentivi alla pensione o trasferimenti più o meno «forzati» sulla rete: se la ricetta del Monte Paschi facesse scuola l’amministratore delegato Corrado Passera potrebbe risolvere anzitempo il rebus occupazionale di Intesa Sanpaolo: circa 6.500 le forze in eccesso a Milano, di cui la metà ancora da individuare. Alle prese come la superbanca milanese con l’onere di «snellire» le proprie strutture centrali, Siena ha infatti deciso di tagliare senza possibilità di appello 260 addetti (in maggioranza dirigenti), di cui 186 per Banca Mps. Nel formulare il proprio piano industriale Mps non aveva nascosto che avrebbe puntato sulla rete ma per quanto l’impatto sia limitato (1% sull’organico complessivo) l’iniziativa, contrariamente a quanto sta avvenendo a Ca’ de Sass, ha assunto «carattere obbligatorio». Coinvolgendo tutte le ramificazioni dell’istituto presieduto da Giuseppe Mussari: dalla capogruppo alla direzione rete, dal consorzio operativo alle singole controllate (Banca Mps, Banca Toscana, Bam, Banca per l’Impresa). In particolare, l’accordo raggiunto con il mondo sindacale (Fabi, Fiba, Fisca e Uilca) venerdì della scorsa settimana riguarda quanti nel corso di quest’anno matureranno il diritto alla pensione e contempla un incentivo pari a 12 mensilità (che salgono a 15 in alcuni casi), oltre ad altri benefici economici e a quanto previsto dai premi aziendali (per intero quanto al 2006). L’altra strada che Siena propone ai propri dipendenti è essere spostati per un «utilizzo alternativo» nella rete di filiali ma la soluzione è stata limitata alle sole province teatro di nuove aperture.

A ben guardare una soluzione tranchant soprattutto per un gruppo, controllato da un Ente come la Fondazione Mps dove grande peso ha la politica locale dominata dalla sinistra. Ma che, traslato con gli opportuni accorgimenti a Milano, secondo alcune stime permetterebbe a Intesa di «risparmiare» altri 1.200-1.300 stipendi, avvicinando la soluzione dell’ostacolo degli esuberi.

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