La transizione post-Passera in Intesa Sanpaolo sarà breve. I grandi soci sono già al lavoro per cercare un sostituto. La scelta «è nelle mani del professor Bazoli», ha ribadito ieri il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, demandando la questione al presidente del consiglio di sorveglianza e nume tutelare dell’istituto. Quest’ultimo sta vagliando diverse possibilità ma, secondo quanto si apprende, vorrebbe affidare la corazzata a un grande ammiraglio: un supermanager che abbia un alto profilo, in stile Sergio Marchionne o Paolo Scaroni.
È un altra, però, la questione che interessa il grande pubblico, abituato alle «buone uscite» super dei banchieri: quanto riceverà il superministro per i dieci anni trascorsi a Ca’ de Sass? Al momento non è facile rispondere. Il gruppo bancario ha fatto sapere che mercoledì scorso Passera ha consegnato «personalmente» la lettera di dimissioni ai presidenti del consiglio di sorveglianza e di gestione, Giovanni Bazoli e Andrea Beltratti. E che «qualsiasi altra informazione non è determinata».
Non sono parole di circostanza perché indicano che non sarà applicata la «clausola di stabilità», ovvero l’accordo che consente di rescindere un contratto con un manager non più gradito dietro pagamento di un lauto incentivo. Niente clausola rescissoria e niente trattative estenuanti con codazzo di avvocati al seguito. Passera, infatti, si è dimesso e quindi riceverà il trattamento di fine rapporto che gli spetta dopo dieci anni di servizio. A sei zeri, ovviamente.
L’altro dato che traspare è lo spiazzamento. Anche se il top manager aveva infittito negli ultimi mesi le sue esternazioni «politiche», Intesa Sanpaolo e in primis il professor Bazoli non si aspettavano una così rapida «discesa in campo». E proprio al presidente del consiglio di gestione spetterà, in base allo statuto, l’ultima parola, ossia proporre dal consiglio di sorveglianza a quello di gestione la designazione del nuovo amministratore delegato.
I contatti tra i grandi soci sono continui da martedì sera. Guzzetti (Cariplo detiene il 4,7%) si è recato ieri alla sede milanese di Intesa e ha negato di aver colloquiato con Bazoli. In ogni caso Compagnia di San Paolo (9,8%), Cariparo (4,1%), Ente CariFirenze (3,3%) e Carisbo (2,7%) si dovrebbero incontrare domani con il professore e Guzzetti per concordare una candidatura comune. L’obiettivo è comunicare al mercato la prossima settimana il successore.
Non è detto che non debba essere l’attuale capo ad interim, Marco Morelli, molto apprezzato dai vertici e dal mercato, alla guida della Banca dei Territori, l’attività tradizionale che è il business principale di Intesa. Una conferma, però, creerebbe un problema interno giacché «congelerebbe» l’altro direttore generale, Gaetano Micciché, capo della banca di investimento. Una diarchia non è possibile perché sgradita a Bankitalia.
Ecco perché prendono sempre più piede le ipotesi esterne. Il numero uno di Vodafone, Vittorio Colao (ex Mc Kinsey come Passera e scelto da Bazoli per Rcs, editrice del Corriere), è arruolabile, ma ha uno «stipendio» elevato e pochissima esperienza bancaria. Idem per il capo del Global Banking di Bank of America- Merrill Lynch, Andrea Orcel: troppo caro e meno pratico di sportelli e mutui. Le alternative «italiane» sono note: Giampiero Auletta Armenise e il suo successore in Ubi Banca Victor Massiah conoscono la Banca Intesa «pre-Sanpaolo» e sono graditi al Professore così come Giovanni Gorno Tempini, ad della Cassa Depositi. Imprimatur «torinese» per l’ad di Bnl, Fabio Gallia, e per l’ex Pietro Modiano.
Ma Giovanni Bazoli è affezionato all’idea di un manager capace di navigare nella tempesta dei mercati e che sia cresciuto a una scuola internazionale. Un tempo in Italia ce n’erano molte: Montedison, Pirelli, Iri, Olivetti. E proprio da Ivrea giunse il giovane Passera quando Bazoli lo «rubò» all’Ingegnere. Un nuovo coup de théâtre non è da escludere.
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