Economia

«Intesa tra le prime cinque in Europa»

Marcello Zacché

da Milano

Una banca molto italiana che crede nelle possibilità di ripresa dell’economia e intende svolgere un ruolo virtuoso. Il fil rouge del nuovo piano d’impresa di Banca Intesa, presentato ieri, è questo. Lo ha sottolineato il presidente Giovanni Bazoli, andando anche oltre: «Banca Intesa ritiene di dare un contributo importante di fiducia nella ripresa di questo Paese». E ci crede tanto da puntare a collocare questa Intesa così italiana tra le prime cinque banche della zona euro. Facendo leva su crescita organica e focus sull’Italia. L’espansione sarà prudente e mirata solo nell’Est Europa, mentre qualche piccolo «intervento» non è escluso nel Centro Italia.
Un messaggio di ottimismo, anche politico, che emerge da un piano triennale 2005-07 anticipato di un anno rispetto al previsto, sovrapponendosi all’ultimo «pezzo» del piano precedente, elaborato dall’ad Corrado Passera per ristrutturare un gruppo che nel 2002 era in difficoltà. Missione compiuta, ma la banca ha ora cambiato aspetto, concentrandosi sulla missione commerciale e domestica, dopo essersi alleggerita delle gestioni patrimoniali e, in prospettiva, anche di un pezzo di finanza. Possono essere viste così la cessione di Nextra al Crédit Agricole e l’annunciato divorzio da Lazard nell’investment banking dal 2007 (benché Passera abbia detto che «c’è tempo fino al 2007, l’uscita è un’opzione».
Una banca dedicata alla pubblica amministrazione e alle infrastrutture del gruppo è tra le novità del piano (dovrebbe completare l’iter autorizzativo entro l’anno). Mentre dal lato qualitativo Passera ha detto di aver raggiunto in anticipo e in qualche caso superato gli obiettivi che si era posto: Intesa si affaccia al prossimo triennio con un peso sempre minore del settore grandi imprese sull’attivo, passato dal 53% del 2001 al 22,4%, con un mix Italia-estero migliorato dal 71 all’86% grazie alla completa uscita dall’America Latina, da Canada e Germania, e con una copertura delle sofferenze (che nel 2002 si mangiavano quasi tutto il risultato lordo) passata dal 59 al 67%. L’imminente uscita da Edison (con l’adesione all’offerta di Edf per il 10,7% di Ieb che vale circa 520 milioni), e la probabile conversione della quota del prestito Fiat (5,9% del capitale, che oggi vale 370 milioni) completeranno il quadro di un gruppo proiettato che punta a valorizzare progetti selezionati e capacità tecnologiche. Poche avventure all’estero, se si esclude qualche possibile puntata in Turchia, Romania e Ucraina.
Bazoli ha detto che «la scelta effettuata forse non era del tutto attesa, qualcuno avrebbe potuto aspettarsi ulteriori espansioni in Italia o fuori. Ma vogliamo dimostrare che Intesa ha ancora in se stessa molte potenzialità da sfruttare». Nel pieno rispetto, però, della scelta di Unicredit (che si fonderà con i tedeschi di Hvb): «Sono due scelte diverse, ma entrambe rivolte a dare al sistema Italia possibilità di rilancio».
Partendo da queste basi, il nuovo piano Passera («non me ne andrò - ha detto -, il bello comincia adesso») vede alla fine del periodo un risultato netto di 3 miliardi (50% in più di adesso) e un monte dividendi di 2, quasi triplicato. Nei tre anni Intesa conta di distribuire sotto forma di dividendo oltre 5 miliardi con un pay-out ratio in graduale aumento. Il roe al 2007 è visto al 20% dal 15%, il cost/income al 50% dal 59%. Per i ricavi totali è attesa una crescita media annua del 7,4% a circa 11,5 miliardi nel 2007.

Il titolo ha reagito con un rialzo del 4,3% a 4,07 euro, il massimo degli ultimi 4 anni.

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