Investì e uccise due turiste sul lungotevere: 7 anni di carcere a Vernarelli

Sette anni di reclusione a Friedrich Vernarelli, il 32enne accusato di aver travolto e ucciso con la sua Mercedes due turiste irlandesi la notte tra il 17 e il 18 marzo del 2008 all’altezza di Lungotevere degli Altoviti. La sentenza è del giudice Anna Maria Pazienza.
Il giudice ha condannato Vernarelli all’interdizione legale, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e - assieme al responsabile civile (la compagnia assicurativa Direct Line e l’associazione «Il Cerchio» cui era intestata l’auto) - al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede alle parti civili (più 80mila euro complessivi di spese di giudizio) e al pagamento di una provvisionale di 130mila euro ai genitori (tre) e di 70mila euro ai fratelli (sette) delle vittime. Il pm Andrea Mosca aveva chiesto una condanna a nove anni di carcere per duplice omicidio colposo e per una serie di violazioni del codice della strada. Elizabeth Anne Gubbins e Marie Claire Collins, di 27 e 28 anni, fecero un volo di decine di metri quando furono centrate dall’auto che viaggiava a oltre 80 km orari dopo aver bruciato un semaforo rosso. Al volante, secondo il pm, c’era Vernarelli, cui in passato era già stata sospesa la patente per aver guidato contromano sulla corsia preferenziale di fronte all’ospedale San Giovanni (fatto che gli è costato la mancata concessione delle attenuanti generiche). Lo stesso imputato, quando fu interrogato dal gip in sede di convalida dell’arresto, ammise di essere alla guida dell’auto, salvo poi, dopo due mesi di detenzione, rivelare che al volante c’era uno dei due ragazzi ungheresi con cui avrebbe trascorso la serata in un pub. «Vernarelli non era in stato di totale confusione - ha detto il pm - come ci ha voluto fare credere la difesa. Al Santo Spirito un medico lo definì vigile e orientato, tanto che si rifiutò di sottoporsi all’esame delle urine, segno che aveva qualcosa da nascondere». Gli esami ematici, invece, rivelarono un’elevatissima assunzione di alcool, il cui tasso era di 2,85 ml, quasi sei volte il limite consentito dalla legge». Per l’accusa è di fondamentale importanza la testimonianza di un automobilista che vide Vernarelli sulla Mercedes due semafori prima del tragico impatto. «Non c’erano altre persone a bordo - ha ricordato il pm - il teste parlò soltanto di un soggetto che guidava dalla fisionomia compatibile con quella dell’imputato». C’è poi la testimonianza di un carabiniere che notò un ragazzo di corporatura non robusta, fuori da un’auto di cui fu annotò la targa. Quel tipo fu riconosciuto in aula nell’imputato Vernarelli che, secondo la ricostruzione del militare, salì sulla Mercedes e fuggì.

Ottocento metri dopo, però, quella stessa macchina concluse la sua corsa contro alcune vetture parcheggiate: al volante, stordito e in evidente stato di choc c’era Vernarelli che ai vigili disse subito «ho fatto una cazzata».

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