nostro inviato a Milanello
E adesso chi lo spiega a Pippo Inzaghi? E soprattutto, come glielo spiega? Chi spiega insomma a Pippo, in giro per Milanello con gli occhi da tigre ferita, che deve starsene a guardare, anche a Livorno, sul far della sera, per lasciare il posto a quel bamboccione di olandese arrivato allultimo momento, 6 agosto la data dellannuncio, a scaldare i cuori dei milanisti rimasti stregati dallolandese volante, il cigno di Utrecht, Van Basten? Lui, Pippo, può esibire le solite cifre da capogiro, 116 gol con la maglia del Milan, tanti, troppi per non procurare qualche aspettativa, specie dopo aver vissuto le due settimane di sosta del torneo, alla catena di montaggio, senza mai mollare un solo giorno, ogni allenamento vissuto come una partita, orari rigorosi, impegno indiscutibile.
E infatti il riconoscimento pubblico da parte di Leonardo, il ragazzo-allenatore chiamato alla scelta, è una frase da incorniciare: «Pippo è stato perfetto in questo periodo». Daccordo, ma sapete cosa se ne fa Inzaghi del complimento? Lo trasforma in energia vitale, tipo gli spinaci di Bracciodiferro, da divorare al volo magari col Marsiglia, in Champions. Chi gli sbarra la strada non è Borriello (fermo ai box per problemi alla schiena), come a Siena o nel derby, ma Klaas-Jan (Gian Nicola) Huntelaar, olandese di 26 anni, passato dal Real Madrid dopo lapprendistato allAjax e quel promettente record realizzato nellunder 21 arancione, 33 gol in 34 partite. Visto da fuori, e letto attraverso le rare interviste concesse in patria, Huntelaar devessere un tipino poco disposto a capire lesclusione nel derby, a squalifica scontata. «Io sono venuto al Milan per giocare e giocare da centravanti» il succo delle sue dichiarazioni, smentite in privato a Leonardo come fanno di solito gli stranieri dopo qualche sfogo reso in patria, vecchio giochino ormai scoperto. «Un grande calciatore deve saper giocare ovunque» è la risposta per niente diplomatica di Leonardo che di certo ha chiesto conto al giovanotto delle sue esternazioni in patria mettendolo sullavviso. La prossima volta non se la caverà con una comoda smentita.
Daltro canto, Leonardo ha ricevuto dal presidente Berlusconi il tempo necessario «per sbagliare e correggersi» ma non furono esattamente parole dolci quelle pronunciate dal premier il giorno dopo aver «preso 4 pappine dallInter». Leonardo, sullargomento, è un muro di gomma: è inutile che taluni colleghi insistano, la prendano alla lontana, «ma come si fa a vivere con giudizi così?», perché le risposte sono una più inappuntabile dellaltra. E in questo caso anche sincera. «Le dichiarazioni del presidente non mi mettono in imbarazzo: abbiamo patti chiari e lui non ha problema nel dire certe cose ai giornali perché prima le ha dette a me. È vero, mi ha esposto una teoria sugli attaccanti, io gli ho esposto le mie considerazioni. Lui è una risorsa, io ascolto tutti e poi prendo le decisioni»: ecco la prova che il miglior Leonardo finora è quello che parla e discute con i giornalisti, sul Leonardo allenatore sospendiamo il giudizio e prendiamo nota di come scolpisce il Milan di Livorno tenendo conto della maratona che laspetta (7 partite tra campionato e Champions nei prossimi 21 giorni). Lui sa che è nel mirino («mi danno dellinesperto?, è vero») della critica e anche del tifo. «La sconfitta con lInter è pesante e lascia tracce ma la squadra cè eccome» si prepara così allassedio.
La questione sollevata da Berlusconi non è secondaria perché riguarda lassetto dellattacco. Il premier suggerisce Ronaldinho seconda punta, al fianco di Pato, con Seedorf alle spalle, Leonardo giudica invece lex Pallone doro adatto a fare da musa dietro le punte, con Huntelaar ad aprire varchi per Pato.
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