Francesca Camponero
Siamo stati tutta l'estate a vedere in giro per la nostra città i camper della produzione Mediaset che segnalavano la presenza degli operatori cinematografici della fiction «48 ore» nei luoghi più significativi di Genova.
Per noi genovesi un po' «provincialotti» nel settore, l'evento «48 ore» è stata una novità effervescente e stimolante.
Lo sguardo di chi passava vicino ai camper era sempre lo stesso, quello alla ricerca di volti noti. Quando poi è corsa voce che Claudio Amendola e Claudia Gerini facevano parte del cast, ogni genovese era alla ricerca di uno di loro per poter dire: «io l'ho visto».
Ricordo un giorno di essermi imbattuta per caso in Piazza Leopardi in Adriano Giannini, figlio del ben più noto Giancarlo, e davvero impressionante nella somiglianza fisica col padre. Chissà perché mi è venuto spontaneo salutarlo come se lo avessi sempre conosciuto. Stava mangiando un panino, seduto sugli scalini del suo camper-camerino, nell'ora di pausa pranzo. Mi ha sorriso cordialmente, senz'altro chiedendosi chi fossi, e risposto simpaticamente con un gesto della mano, forse per evitare di parlare con la bocca piena.
Quando poi sono stata convocata per la mia partecipazione alla settima puntata, ammetto di essere stata contenta di poter prendere parte anch'io all'evento cittadino del momento.
Finalmente anche la nostra città veniva scoperta e rivalutata come teatro di una serie televisiva di rilievo, ed io prendevo parte a tutto questo.
Quando martedì 2 maggio sono andate in onda le prime due puntate sfido qualunque genovese nel non ammettere di essere stato incollato al televisore per vedere di riconoscere gli angoli, gli scorci e il panorama della nostra bella città e magari per cercare di riconoscere qualche volto di amico ripreso più o meno per caso nelle inquadrature delle telecamere Mediaset.
Ma evidentemente, i cittadini genovesi non sono bastati numericamente a garantire la continuità della programmazione di questa fiction tanto attesa.
Dopo altre due puntate, trasmesse il lunedì successivo, e la conseguente conferma dell'insuccesso della fiction, i vertici Mediaset pare abbiano deciso di non portare avanti il seguito delle storie della catturandi genovese.
Oggettivamente non si può negare che il tutto si dimostri poco avvincente, malgrado gli sforzi registici di voler stupire ad ogni costo con scene d'azione eccessive e poco corrispondenti alla realtà, ma c'è qualcuno che aveva senz'altro interesse personale perché invece «48 ore» avesse successo, e questa sono io.
Amici e conoscenti da settimane continuano a chiedermi: «Allora, quando ti vediamo in tv?», «L'hai preparata la cassetta per registrare la tua puntata?», ed ora mi spiace un po' che tutto finisca in un flop. Se proprio dovevano interrompere la programmazione perché non farlo dall'ottava puntata? Almeno anch'io sarei stata una «diva» almeno per una sera.
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