«Io che ho giocato in quattro decadi»

Il Mago ha fatto l’ultimo gioco di prestigio e il fatto che sia uscito da vincitore dagli Australian Open pur avendo perso al primo turno contro Cilic, significa che la storia era già stata scritta solo con la firma per l’iscrizione al torneo. Perché comunque per Fabrice Santoro, 37 anni, 22 spesi per i campi di tutto il mondo, è arrivato il record: è il tennista che è riuscito a giocare nel circuito in quattro decadi. La storia del Mago - così lo chiamò un giorno Pete Sampras dopo aver perso - comincia infatti al tramonto degli anni Ottanta, a quasi 16 anni, e nessuno avrebbe scommesso su di lui, fisico gracilino e tennis quasi impalpabile. Era la fine dell’era McEnroe e cominciava quella dei bombardieri, così uno alto 177 centimetri che impugna la racchetta a due mani e non sa far male alla pallina, finisce per essere considerato una vittima. E invece no: Santoro con quel suo gioco troppo normale che fa a fettine la pallina, diventa lo spauracchio dei più forti e quando approda al numero 6 del mondo, alla fine degli anni Novanta, il meglio deve ancora arrivare. Sarà infatti negli anni Zero che vincerà quattro dei sei titoli in singolare e due Australian Open in doppio, finendo poi per decidere di ritirarsi lo scorso anno, soddisfatto e rimborsato. Però poi... «In effetti un amico mi ha fatto notare che se fossi venuto a Melbourne avrei battuto un record, in più io amo questo posto. E così, il 6 gennaio, finite le vacanze, mi sono iscritto anche perché avevo ancora la classifica per entrare in tabellone. Quindi...». Risultato: ecco gli anni Dieci e Santoro scende ancora in campo. «Ho avuto un sorteggio difficile ma va bene così. Il migliore dei miei 4 decenni? McEnroe era un genio e sono stato fortunato a vedere match come la finale di Wimbledon del 2008 con Nadal e Federer. Comunque Roger è stato il miglior avversario che abbia mai avuto. Cosa farò adesso? Non so, a 37 anni è strano doversi rifare una vita. Ma si può sempre migliorare».


Messaggio che arriva giusto nel giorno in cui tutti i nostri uomini fanno le valigie, a differenza delle donne ancora tutte in gara. Seppi, Bolelli, Fognini, Lorenzi e Starace lasciano Melbourne solo dopo due giorni e Potito chiosa: «Hanno imparato tutti a giocare a tennis tranne noi». Per capire questo purtroppo non c’è bisogno di essere un mago.

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