«Io, deputato pd terremotato dico che Berlusconi è un genio»

Onna.È l’unico deputato aquilano. E dunque anche l’unico parlamentare terremotato, con la casa proprio nel centro storico, in parte in piedi ma lesionata, in parte in macerie. Ma ieri Giovanni Lolli, democratico di origine diessina («dalemiano doc» da una vita) era anche il dirigente del partito più convinto che fosse necessario celebrare un 25 aprile nel segno dell’unità fra schieramenti politici.
Lolli, il legame con il 25 aprile introdotto dalla celebrazione di Onna è solo contingente?
«Per nulla. Se ci si pensa su, ci si rende conto che altri terremoti, più gravi, hanno prodotto danni infinitamente minori».
In che senso?
«C’erano paesi rasi al suolo, in Campania e Friuli... ».
Peggio che in Abruzzo.
«Già. Ma non era stata intaccata la rete di supporto. Qui siamo senza cervello! Quando vengono distrutti un capoluogo e le sedi istituzionali, quando il sindaco è costretto in un camper - per altro suo - davanti al municipio, si riproducono condizioni che abbiamo conosciuto solo nel 1945, con le capitali bombardate».
E quindi?
«È come una guerra».
La suggestione Liberazione-ricostruzione la convince?
«Mi convince al punto che la mia carriera politica io la chiudo su questo. L’impegno per la ricostruzione è l’unica cosa a cui voglio dedicarmi».
Ci sono ancora molti dubbi sull’idea di Berlusconi di celebrare il G8 in Abruzzo.
«Obiezioni sensate. C’è il timore di vivere nell’emergenza a lungo... Ma è anche una mossa provvidenziale. Se il G8 ci lascia in eredità la rete di fibre in attività, ci fa già un regalo enorme».
Non ha paura di applaudire a un’idea del Cavaliere?
«Assolutamente no, altrimenti oggi non sarei qui. Anzi: con queste proposte Berlusconi si è mostrato geniale. Un ge-nio».
Non pensa che Prodi avrebbe fatto altrettanto?
(sgrana gli occhi). «Figuriamoci. È un’altra dimensione, un altro modo di far politica».
Non teme di portare acqua al mulino di un avversario?
«Questa domanda ha implicazioni politiche che per me non esistono. L’unica priorità è ricostruire e collaborare con chiunque si impegni in questa impresa».
Ma Berlusconi con voi del Pd ci sta collaborando?
«Sì, e bene, direi. A parte qualche frizione comprensibile all’inizio, abbiamo fatto molti incontri, anche con i nostri amministratori. Con il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e con Stefania Pezzopane, la presidente della nostra provincia».
Una che ha mostrato un caratterino...
«Caspita! Eroica. È un riferimento per tutti. Dovrei dire che c’ha due palle così... Ma è una signora. E così il sindaco».
Insomma, spirito bipartisan.
«Tutto per rimettere in piedi questa regione. Serve una corsa contro il tempo e combattere alcuni pericolosi luoghi comuni».
Ad esempio?
«La solidarietà pelosa. Quella di chi dice: ospitiamo noi i medici abruzzesi, ci prendiamo noi i vostri studenti, i professori... ».
Ed è sbagliato?
«Dipende. Perché se tu ti porti via le eccellenze da questa regione per due anni, sai già che non torneranno più. È un congegno che va disinnescato».
Una rischio fuga di cervelli?
«Esatto. Ecco perché quando ci mettiamo al tavolo con Berlusconi, siamo tutti d’accordo: va fatta una corsa contro il tempo».
Lei è l’unico deputato-terremotato.
«La mia casa ha preso la botta, si è girata, accartocciata. Valeva 400mila euro, 500... Non so quanto serve a rimetterla su!».
Ci è potuto tornare?
«Come tutti, con i vigili del fuoco, dopo lunga attesa, Solo pochi giorni fa. Straziante».
Come è stato?
«Come vuole che sia stato? Una corsa: 15 minuti, tutta la tua vita che ti passa davanti tra le macerie, un sacco dell’immondezza in mano, per raccogliere una cosa su cento».
Sembra una tortura.
«Era una lotta contro il tempo: in un pugno di secondi devi decidere cosa salvare e cosa no».
E lei cosa ha salvato?
(sorride) «Se glielo racconto non ci crede».
Cosa?
«Le foto, prima di tutto. E poi gli sci e gli scarponi da fondo!».
E perché proprio gli sci?
«Perché le foto sono il tuo passato, l’identità. E gli sci da fondo sono la passione, la vita che deve ricominciare, con i suoi piaceri. Ho pensato: chissenefrega, intanto me li riprendo».
Quella notte come è andata?
«Mio figlio, adesso dico per fortuna, si era rotto un tendine. Siamo corsi all’ospedale maledicendo una disgrazia... Ora, forse, siamo vivi per quello».
Lui dov’è?
«In tenda. Non vuole allontanarsi: hanno costruito una brigata di studenti, fanno volontariato. Mi commuovono».
E lei?
«Faccio su è giù da Roma, tutti i giorni e tutte le notti».
Massacrante.
«No... L’unico modo per potermi fare una doccia, e conciliare la mia impossibilità di staccarmi da questa terra. Ma non è un disagio, sono uno di quelli che ha la fortuna di avere un’altra casa! Mio figlio e mezzo Abruzzo è ancora in tenda, spesso senza stufa, in camerate da 15».
Ci sono drammi che non sono stati raccontati?
«I piccoli enormi problemi a cui trovare soluzione subito».
Ad esempio?
«Ci sono posti in cui 150mila euro per la casa sono tanti. E altri in cui sono pochissimo».
Oppure?
«Ci sono negozianti con decine di migliaia di euro di merce sotto le macerie. Fra poco avranno le fatture in scadenza».


Oppure?
«Storie come questa: un ragazzo che aveva investito 500mila euro in un pub, e che aveva 15 dipendenti. Adesso i dipendenti sono senza lavoro e lui è inseguito dai creditori. Che fai?».
Mi dica cosa fa lei oggi.
«Celebro una Liberazione. Sognando di poterne festeggiare presto un’altra».

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