Il presidente Garrone era malato. Febbre e lieve influenza. Non ha potuto così verificare luscita della sua Samp dal cosiddetto «tunnel della disperazione». In compenso ha evitato di verificare lo stato penoso del campo, tale da convincerlo sempre di più che, finalmente, uno stadio nuovo (con manto erboso dignitoso) sarebbe ormai assolutamente necessario.
Cera molto freddo, domenica sera. Ma, si annotava: «Per fortuna il calore della gradinata ha sopperito a tutto il resto».
Tema di discussione lo scontro o lincontro (con tanto di abbraccio) fra due campioni in odore (si fa per dire) di azzurro: Cassano e Totti. Tutti a guardar loro: cosicché Emanuele Dotto, dalla sua postazione Rai ha in pratica seguito soprattutto le «performances» dei due ed ha concluso: «Non saprei a chi dare la palma del migliore, certamente i tocchi lievi e sofisticati di Totti non sono stati male, mentre le aperture e una certa continuità di Cassano sono state pregevoli».
Pur non avendo a fianco linseparabile Mazzarello, lui almeno, Gianni Plinio (complimentato per il suo «Sos disservizi, chiamatemi...) ha segnato tutto dei due campioni.
Risultato Plinio?
«Direi che Cassano ha meritato un 8, mentre Totti un 7,5. Comunque è un piacere vederli giocare».
Perché un mezzo voto in più a Cassano?
«Perché ho avuto limpressione che sul piano delle invenzioni Antonio avesse qualcosa di più».
Visti a Marassi chi meriterebbe di più, dei due, la Nazionale?
«Penso che non chiamare un Cassano sia unoffesa per tutta lItalia sportiva. Meriterebbero entrambi, perché il calcio è fantasia, genialità, creatività. Cassano ne è un maestro ed anche Totti non è da meno».
Plinio lei è un fautore delle «cassanate»?
«No, perciò in uno scenario così grigio, così monotono, pensiamo che qualche «cassanata, in senso buono, non può far male ad alcuno».
Intanto, nascosto fra cappotto, sciarpe e coppole, Marotta ha seguito la partita, ha tirato un sospiro di sollievo per la prestazione e si è apprestato a «tenere una lezione di calcio e organizzazione» nella trasmissione «Radio anchio sport». Riccardo Cucci è rimasto stordito dalla bravura del «professor Marotta».
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