"Io in gara cantando i miei 'squali'. Il festival? Finalmente è per tutti"

La ventenne romana è una delle grandi scommesse di Amadeus. Icona della Generazione Zeta, deve conquistare l'"altro" pubblico

"Io in gara cantando i miei 'squali'. Il festival? Finalmente è per tutti"

Ariete, ma qual è il Mare di guai che canterà al Festival di Sanremo?

«Sono le insicurezze di una ragazza di 20 anni».

Il verso è chiaro: «Non so nuotare in questa vasca piena di squali».

«Spesso sono squali autogenerati, sono paure che mi vengono. Ad esempio penso spesso che tra due settimane la mia faccia sarà in prima serata di fronte a un pubblico che in gran parte non mi conosce. Lo squalo più grande forse è la paura di perdere».

Ariete si chiama Arianna Del Giaccio, romana e minuta, papà giornalista, ha vent'anni tondi tondi ed è la cantautrice tipica di questo periodo: strafamosa tra i coetanei, praticamente sconosciuta tra gli altri. È una delle grandi scommesse del Festival e, a dirla tutta, la qualità del brano legittima ogni aspettativa: scritto con Calcutta e prodotto da quel geniaccio di Dardust, è un passepartout generazionale perché può piacere davvero a tutti.

Però lei non è un fenomeno usa e getta. Ha una passione sincera e, soprattutto, una bella ispirazione. L'anno scorso il suo primo disco Specchio è stato finalista al Premio Tenco e il tour ha avuto un pubblico da star: 10mila al Rock in Roma, 7mila al Carroponte di Milano. Dovendo puntare sul futuro, lei è un nome giusto.

Dicono che sia la portavoce del «bedroom pop», il pop da cameretta.

«È la mia comfort zone, il posto nel quale mi sento protetta».

Però Sanremo è il suo contrario.

«Sanremo è la più grande opportunità per tutti, anche per me. Sono contenta che nel corso degli anni anche i miei coetanei si siano avvicinati al Festival, che ora è il festival della musica vera».

Ossia?

«Io ne sono la conferma. Se ci sono Anna Oxa e i Modà, ci può essere anche Ariete, facciamo tutti musica».

Spera di vincere?

«In realtà non penso alla gara. Ma sono in eterna competizione con me stessa».

L'hanno simbolicamente eletta come portavoce della Generazione Z, quella dei ragazzi nati tra il 1997 e il 2012.

«Ne parlo e me ne sento parte».

Facciamo il punto della situazione.

«Per i ragazzi tra i 15 e i 17/18 anni il periodo della pandemia non è stato di certo facile. Io sono fortunata perché sono tra le poche che durante il lockdown ha trovato un lavoro, invece di perderlo. Ma nel complesso è stato disastroso».

Perché?

«Al di là del fatto che i social ci siano un po' sfuggiti di mano, abbiamo perso il concetto di impegno».

Politico?

«Ma se ci manca l'impegno politico è perché nessuno ce lo ha insegnato».

Ma non può essere sempre colpa degli altri.

«Però non può anche essere vero che i giovani sbagliano sempre. Di certo dobbiamo un po' reinventarci e abbiamo bisogno dell'aiuto dello Stato che spesso non c'è. Per me, ad esempio, togliere il bonus cultura è stato una caz...».

Ad agosto, durante il concerto a Gallipoli, ha criticato Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia.

«Non ho nulla contro Giorgia Meloni. Credo che da donna italiana e cristiana non le dia fastidio se uno è gay oppure senegalese».

Tanti ragazzi la prendono come spunto per fare coming out.

«Ma io non voglio essere un riferimento generazionale».

L'altro giorno ha fatto le prove all'Ariston con l'orchestra.

«Entusiasmante. L'effetto dell'Ariston è incredibile. L'orchestra ti avvolge. Quando me lo dicevano, io non ci credevo. Ma poi, quando sei lì dentro, scopri davvero che è un piccolo teatro che sembra gigantesco».

Sarà la sua prima volta, ma avrebbe potuto esserci anche l'anno scorso.

«Sì abbiamo presentato un brano, ma è roba passata. Ora sono qui e tutto sommato è meglio così».

Sanremo secondo Ariete.

«Porto sul palco una parte così sincera di me e lo faccio davanti a una gran parte di italiani che non mi conoscono».

Allora qual è l'obiettivo di Ariete al Festival?

«Non sentirmi più dire: ah, pensavo fosse un maschio».

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