Io imprenditore lascio Confindustria

Egregio Dottor Montezemolo, le scrivo in qualità di Presidente della Cantarelli & C. Spa, società operante nel settore dell'abbigliamento da oltre trent'anni con più di settecento addetti, per una produzione completamente made in Italy.
La mia Azienda ha sempre puntato sulla qualità del prodotto, sulla creatività e sul corretto rapporto con le Ooss di categoria e, in genere, con tutte le maestranze e le forze politiche e sociali locali e nazionali.
Personalmente ho difeso per anni la mia Azienda ed anche la platea degli Industriali del settore, sia per mantenere le attività produttive efficienti in Italia, sia per qualificare il prodotto e le proposte italiane nel mondo, pagando, in termini di puro guadagno, forti dazi per il carico fiscale e sociale che il sistema politico ha imposto alle imprese, troppo spesso rappresentate da figure in palese conflitto di interessi.
Non posso infatti non tacere la soddisfazione nell'aver visto e sentito l'intervento del presidente del Consiglio di sabato 18.3.06 alla convention di Confindustria di Vicenza.
Le parole udite sono state di grande soddisfazione perché era l'ora che qualcuno, anzi il presidente del Consiglio, censurasse senza mezzi termini i corteggiamenti, non sempre onesti, maturati per anni, tra Confindustria (anzi tra la Oligarchia che gestisce e padroneggia in Confindustria) ed il centrosinistra che trova la propria linfa negli intrecci tra politica (quale?), finanza, stampa, sindacato, cooperativismo e aiuti di Stato.
Ancor più soddisfazione ho provato nel sentire la platea degli industriali, quelli veri che fanno i conti con i bilanci veri e che non hanno dietro le spalle le poltrone dei Cda delle grandi banche, dei partiti, le sovvenzioni e le leggi «rottamazione» che Lei ben conosce, che hanno sonoramente fischiato la crema di Confindustria, scioltasi come neve al sole sotto il peso delle verità dette da un leader così osteggiato.
Le imprese medio-piccole, ma anche le grandi sane sono la vera spina dorsale di un sistema che dovrebbe trovare in Lei, caro presidente, meno protagonismo, meno affarismo, meno gossip ma più idee, più coerenza e vero coraggio.
Gli industriali «veri» hanno bisogno di uno Stato meno burocratizzato, di un sistema bancario più onesto e utile, di un sistema fiscale adeguato alla difficoltà che la realtà pone di fronte ogni giorno, senza scemare nei compromessi, negli intrecci e nelle mancate scelte.


Lei il 18 marzo ha perso una grande occasione per la Associazione che rappresenta ed oggi perde anche un associato onesto, coerente e nauseato dalla tanta distanza che separa la Sua corona di Re dal Suo Regno.
La presente vale quindi quale recesso dal rapporto associativo. Con ossequio
presidente della Cantarelli & C. Spa

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