«Io margheritino autonomista come la Lega»

«Troppi paletti alla Carta della Lombardia. Un tetto ai mandati del presidente»

(...) storia politica nella Dc alle spalle, presidente della commissione Statuto scelto con voto bipartisan, dice di sé: «Sono un regionalista e autonomista convinto. Per questo stiamo esplorando tutti gli spazi che ci lasciano la Costituzione e la Consulta per scrivere lo statuto dell’autonomia della Lombardia. Su questo punto la penso come il partito di Bossi. I paletti della Corte costituzionale sono un po’ restrittivi, io sono per il federalismo differenziato: le Regioni che possono partano subito, la Lombardia per prima». Finora non è mancato il feeling tra la Margherita e la maggioranza al Pirellone, tanto che l’Unione ha votato il federalismo in dodici punti, non si è messa di traverso sulla strada del federalismo fiscale proposto dalla Lega e preme su Prodi perché apra il tavolo di confronto: «A questo punto la responsabilità è del governo e vedo un freno. Sul federalismo differenziato aspettiamo il sì e sul federalismo fiscale qualche atto di generosità in più verso le Regioni». Insomma, il federalismo fiscale varato dal governo non convince Adamoli: «Non basta quel che lo Stato è pronto a concedere, non mi piace il testo del governo e sono con l’assessore Romano Colozzi e la Regione Lombardia nella battaglia a livello nazionale per modificarlo».
Oggi in commissione si parla di rapporti tra la Lombardia e l’Europa, ma prima di tutto Adamoli risponderà al pressing del presidente del Consiglio, il leghista Ettore Albertoni, che lo ha richiamato al rispetto dei tempi nella stesura dello Statuto: «Spero anche io di chiudere per la fine dell’anno, sarebbe prima di tutto un mio successo politico. Ho rifiutato di andare a Roma da parlamentare perché desideravo proprio questo incarico. Ma realisticamente conto sull’approvazione definitiva dello statuto e della legge elettorale entro l’estate 2008. Per il regolamento invece, saremo costretti a chiedere una proroga per il regolamento». Le questioni in ballo sono solo apparentemente astratte. Lo Statuto che la Lombardia aspetta (è una delle cinque Regioni in tutta Italia a essere rimasta senza) deciderà come sarà eletto il presidente della Regione, se direttamente come oggi o se - come avveniva un tempo - sarà il Consiglio a sceglierlo. E poi si fisserà il limite ai mandati. La decisione sarà presa in autunno e Adamoli ha una sua idea, che ha già espresso in aula: «Io sono perché sia il consiglio a scegliere il presidente della Regione, ma da presidente della commissione tengo una posizione istituzionale. Rappresento anche i Ds e loro sono per l’elezione diretta». Le manovre in corso sono molte e in parte sotterranee, legate alla legge elettorale che verrà scelta per il Parlamento.
La tentazione di ridare potere e voce ai consiglieri e alla politica serpeggia anche in una parte di Forza Italia. E se il leghista Albertoni ha detto no, un’altra parte del Carroccio potrebbe essere interessata alla partita, decisiva per scegliere il prossimo presidente della Regione (che potrebbe essere proprio un leghista: Roberto Maroni, Roberto Castelli o Giancarlo Giorgetti, tanto per fare i nomi più gettonati). «Se rimarrà l’elezione diretta - spiega Adamoli - il limite ai mandati sarà inevitabile e penso che fisseremo il tetto di due mandati.

Non sarà un vincolo giuridico per Formigoni, perché varrà solo per il futuro, ma il presidente della Regione sarà comunque posto di fronte a una scelta politica perché ricandidarsi significherebbe non considerare lo spirito dello Statuto».

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