«Io di pallone non capisco proprio niente»

Senza Olimpiadi, Europei e Mondiali di calcio, nonostante il mercato senza grandi colpi sono i presidenti a monopolizzare l’attenzione.
Aurelio De Laurentiis (Napoli) È la star dell'estate, sempre in favore di telecamera. Presenta Inler mascherato da leone, conduce la presentazione in piazza, a Dimaro. Quasi tutti i giorni arringa come Masaniello. Con la minaccia di portare in treno i tifosi all’Olimpico, per la prima di Champions, ha convinto il sindaco De Magistris ad affrettare i lavori al San Paolo. Il produttore fa comizi, si comporta da attore, perché non si ritaglia un cammeo in uno dei suoi film? Vuole imporre il Napoli fra le grandi anche sui media.
Andrea Agnelli (Juventus) Più del mercato gli interessa far perdere all’Inter lo scudetto 2006, interviene solo su quello.
Massimo Moratti (Inter) Sotto gli uffici della Saras a giorni alterni prende la parola, per difendere quel tricolore a tavolino e spiegare ogni scelta.
Diego Della Valle (Fiorentina) Affida la comunicazione a un ex direttore di giornale, Gianfranco Teotino. Esclusi però collegamenti serali per Skysport1, niente interviste esclusive sino a Ferragosto. Rifiuta di richiamare l’ex bandiera Antognoni, usa il sito internet per accusare l’Inter. Magari quella lettera-aperta gliel’ha scritta proprio Teotino…
Adriano Galliani (Milan) Questa storia del Mister X e relativo identikit ha stufato pure lui.
Thomas Dibenedetto (Roma) La frase a effetto per calmare i tifosi («Roma non fu costruita in un solo giorno») sa di strategia. Gliel’avrà suggerita il nuovo capufficio stampa, Daniele Lo Monaco, che pure non va oltre le conferenze.
Claudio Lotito (Lazio) Parla regolarmente di tutto: una sola settimana di vacanza l’anno, tre ore e mezza di sonno a notte. Dalla moglie si è fatto convincere ad aiutare la nuova Salernitana.
Enrico Preziosi (Genoa) È il presidente più mediatico. Malesani però gli manda gli stessi messaggi di Gasperini: «I rinforzi devono essere reali». Non serve cambiare per il gusto di farlo.
Maurizio Zamparini (Palermo) Altro intervistabile senza filtri. Si ostina a chiedere 50 milioni per Pastore, neanche per molto meno ci sarebbe la fila.
Giampaolo Pozzo (Udinese) Interviene unicamente per alzare il prezzo dei big, tre cessioni gli fruttano 55 milioni, più bonus per Sanchez.
Riccardo Garrone (Sampdoria) Dichiarazioni rare, esclusa la scorsa, pessima stagione. A 75 anni, con la retrocessione lascia la parola e la gestione al figlio Edoardo.
Tommaso Ghirardi (Parma) Gongola per i guadagni che gli regala l’ad Leonardi: Dzemaili, Bojinov, Biabiany, Giovinco, tre italiani dall’estero a parametro zero.
Massimo Cellino (Cagliari) Molto colorito nelle dichiarazioni, i grandi temi del calcio lo infervorano.


Luca Campedelli (Chievo) È il presidente più discreto, due interviste l’anno e bassa autostima: «Non capisco niente di pallone, dico solo se la partita mi è piaciuta, con i miei giudizi non voglio far ridere tutta la sede».

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