«Io sardo dico: il G8 all’Aquila colpo da maestro»

«La necessità vince sulla cartolina 10-0». Agli occhi di un sardo doc come Gavino Sanna, la decisione di spostare il G8 dalla sede originaria della Maddalena all’Aquila è stata «un tocco da maestro» da parte di Silvio Berlusconi. «Mediaticamente parlando, lo “scippo” si è rivelato vincente. E non solo per l’Abruzzo, ma per tutta l’Italia», sostiene il guru della pubblicità famoso nel mondo per le sue campagne, da quella per la Barilla, a quella per la rielezione di Nixon fino a quella per lo stesso Berlusconi.
Da sardo, quindi, non si è sentito defraudato?
«La mia non è una valutazione politica, do un giudizio dal punto di vista della comunicazione. Mi dispiace per la Maddalena, che amo, ma vince L’Aquila. Un bel posto, da cartolina, perde di valore agli occhi del mondo di fronte al dolore, alla distruzione di un terremoto. I leader mondiali torneranno a casa con un affetto rinnovato verso il nostro Paese, un trasporto e un coinvolgimento non di circostanza».
Tutti cuore e buoni sentimenti come piace a lei.
«Gli americani mi hanno insegnato che per comunicare bisogna emozionare e per emozionare devi usare i sentimenti. In questo senso il vertice dell’Aquila ha colpito nel segno e l’Italia ne riceve un credito rinnovato, una partecipazione dei potenti del mondo che non sembra solo di facciata. Le visite alle macerie sono state un gesto autentico verso chi soffre».
Che secondo lei avrà un seguito anche a riflettori spenti?
«Credo che una volta ripartiti dall’Abruzzo, i leader non si tireranno indietro, se ci sarà bisogno del loro aiuto. Altrimenti perderebbero la faccia».
Fosse stato uno spot, il G8 in Abruzzo Sanna l’avrebbe pensato proprio così quindi. Il protagonista?
«Obama, senza dubbio. La sua passeggiata nel centro dell’Aquila in maniche di camicia è stata addirittura cinematografica: un’immagine simbolo. Ha dimostrato di essere un presidente alla mano, affabile con tutti e per niente paludato. Ha fatto breccia nel cuore della gente comune».
E il padrone di casa, Berlusconi?
«Anche lui ha raggiunto l’obiettivo di ridare smalto alla propria immagine, soprattutto all’estero. L’entusiasmo, a volte persino sopra le righe, che mette in tutto quello che fa, nell’organizzare ogni dettaglio, nell’accompagnare ogni ospite, piace alla gente. Il premier esce alla grande da quella che all’inizio era una bella grana. Chi è arrivato all’Aquila per il summit ha potuto verificare che tutto era ben preparato, nonostante le difficoltà logistiche. La buona riuscita del G8 cancella l’ombra degli scandali mediatici della vigilia».
Come giudica la copertura mediatica del vertice?
«Ho apprezzato in particolare il taglio e lo stile adottati da Sky. La scelta di trasferire sul posto l’intera redazione e di seguire i lavori in presa diretta è azzeccata».
Insomma, tutti promossi.

Qualche sbavatura?
«Solo due stecche nel coro: l’abito chiaro del primo ministro giapponese e le gambe storte del Cavaliere nella foto di gruppo. Uno attento al valore delle immagini come lui avrebbe dovuto sapere che mettendosi sull’attenti avrebbe ottenuto quest’effetto».

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