«Io, il sindaco che sfida la Cgil: senza cauzione niente piazza»

Piercarlo Fabbio, sindaco Pdl di Alessandria. Come le è venuto in mente di sfidare la Cgil chiedendo un’assicurazione da 30mila euro per una manifestazione?
«La Cgil sta facendo una gran gazzarra senza motivo. Dovrebbe essere più seria».
Ma lei sta imponendo una sorta di tassa per fare una protesta…
«Ma che tassa, non è assolutamente una tassa. Io sto solo tutelando il bene pubblico, lo facciano anche loro, sarebbe molto meglio».
Che c’entra la tutela del bene pubblico con la libertà di andare in piazza?
«Non stiamo affatto negando la libertà di manifestare, né alla Cgil né a nessun altro. Esercizio democratico però non vuol dire che ognuno fa quel che vuole senza poi prendersi le sue responsabilità. Almeno non per noi».
E allora perché negare una piazza che è stata usata altre volte per manifestazioni…
«A piazzetta della Lega, nel cuore di Alessandria, ci sono state decine di comizi, hanno parlato Bossi, Tremonti, D’Alema, noi stessi come Comune l’abbiamo utilizzata più volte per manifestazioni. La Cgil però non vuole fare una semplice manifestazione, ma gli Stati generali. E per gli Stati generali ha bisogno di impiantare una tensostruttura che, secondo i nostri tecnici, potrebbe danneggiare la pavimentazione - pavimentazione che noi abbiamo finito di restaurare da poco spendendo due milioni di euro di soldi pubblici e dunque dei cittadini - a causa del peso, i plinti di cemento a cui devono ancorarla sono da due tonnellate ciascuno. La richiesta di un’assicurazione preventiva sino a 30mila euro di danni - che non significa affatto una tassa da 30mila euro come è stato detto ma una polizza da 100 euro - serve solo a tutelarci. La libertà di manifestare non è messa in discussione. Scelgano un’altra piazza dove non ci sono pericoli e avranno l’autorizzazione».
Allora questa della richiesta di assicurazione è un’iniziativa una tantum, legata solo agli Stati generali Cgil del 23 ottobre?
«No, in prospettiva pensiamo di estendere questa pratica a chiunque, Cgil o altri, chieda di manifestare in luoghi di particolare pregio storico o artistico e dove ci sia la possibilità di fare danni. Noi sindaci abbiamo mille vincoli, problemi di fondi che mancano. Da amministratori pubblici abbiamo il dovere di tutelare quello che è di tutti».
Lei è il primo sindaco in Italia che dà vita a un’iniziativa simile…
«Sì, e credo che i sindaci dovrebbero essere più decisi rispetto a queste questioni. Altrimenti si finisce col favorire i pochi, mentre invece il nostro compito è la tutela dei molti. Sa quanto costa in media una manifestazione a una città?».
Me lo dica lei.
«Almeno 20, 30mila euro, e questo senza contare gli eventuali danni che poi non ci rimborsa nessuno e che vengono pagati, alla fine, da tutti i cittadini. È un malcostume che deve assolutamente finire. Il fatto che la città è di tutti non significa che è di nessuno, e che chiunque può danneggiarla a suo piacimento tanto sono altri a pagare. Le faccio un esempio. La scorsa settimana hanno manifestato ad Alessandria alcune associazioni di anarchici. Hanno bloccato la città di sabato pomeriggio, hanno imbrattato i muri di edifici pubblici e le porte delle chiese. Li abbiamo denunciati, speriamo di poter recuperare qualcosa. Ma alla fine il compito di ripulire sarà nostro. E a pagare saranno i cittadini che non c’entrano nulla e che con quegli stessi fondi potrebbero avere dei servizi».
Quanti soldi pubblici si spendono per proteste e manifestazioni in una città come Alessandria?
«Guardi, qui lo scorso anno abbiamo montato palchi per 580 manifestazioni.

Tutta questa attività ci è costata oltre 400mila euro, senza contare gli straordinari dei vigili urbani e il danno che viene alla comunità perché gli stessi vigili potrebbero essere utilizzati per un tema che sta molto più a cuore alla gente, quello della sicurezza. Quattrocentomila euro che potevano essere impiegati per servizi più utili alla collettività».

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