«Io come Thorpe? Sì, ma nuoto con la pinna»

«Lavoro sempre in gruppo: odio allenarmi da solo»

Marco Guidi

Mark Spitz, Ian Thorpe, Michael Phelps? Anche l’Italia ha il suo campionissimo, seppur poco conosciuto. Stefano Figini, milanese di 19 anni, è il dominatore assoluto dei campionati del mondo di questi giorni a Torino. Sempre di nuoto si tratta, anche se pinnato. Anzi «monopinnato», perché Figini non usa le tradizionali due pinne, bensì una monopinna aereodinamica a semicerchio. E con questa sfreccia nell’acqua a grande velocità, battendo tutti. Quattro medaglie d’oro individuali, ottenute sui 200, 400, 800 e 1500 metri. Più un’altra conquistata con il resto della squadra italiana nella staffetta 4X200. E un argento nella 4X3000. Figini detiene il record mondiale su tre distanze, 400, 800 e 1500. Nonostante la giovane età, per lui è quasi naturale vincere. «Sono un po’ come Phelps, ma io nuoto con la pinna», dice ridendo.
Milano è la città del calcio, del basket. Come mai ti sei avvicinato invece al nuoto pinnato?
«A dodici anni frequentavo un corso alla piscina «Lido Azzurro» di Varedo, dove abito. Non avevo mai sentito parlare di nuoto pinnato in vita mia. Un giorno mi si avvicina Anna Di Ceglie, la mia prima allenatrice, e mi propone di nuotare con le pinne. Così ho provato. Dopo un anno ho conosciuto Walter Mazzei, il mio attuale allenatore, che mi ha trasmesso la passione per la monopinna. Ed eccomi qua...».
Hai un programma di allenamento particolare?
«Sì, mi alleno con la mia squadra, la Nord Padania Sub Varedo, per almeno due ore al giorno. Sempre a Varedo, nella piscina dove ho cominciato. Si nuota in gruppo, a volte in due. Odio allenarmi da solo».
Cinque medaglie d’oro, dove vuoi arrivare?
«Punto a migliorarmi sempre di più. Innanzitutto battendo me stesso, demolendo i miei record precedenti. Un altro obiettivo è entrare in un gruppo sportivo nelle forze di polizia o nei carabinieri. Giusto per sentirmi tutelato. E poi, diciamolo, la mia disciplina non porta grossi sponsor. Gareggiamo per la gloria, o per piacere personale. Qualche soldo in più non guasterebbe, ma forse è anche per questo che il nuoto pinnato mantiene alcuni valori difficili da trovare in altri sport più ricchi».
La Federazione spinge per portare il nuoto pinnato all’Olimpiade. Ti rendi conto che potresti entrare nella storia?
«Sarebbe fantastico, ma certo non mi illudo. Per Pechino ormai è tardi e anche per il 2012 credo sia impossibile, se non come sport dimostrativo, e quindi senza assegnazione di medaglie. Nel 2016 sarei comunque troppo vecchio. In questo sport di solito si smette intorno ai 27, 28 anni, anche perché è difficile continuare ad avere le motivazioni giuste senza un minimo compenso. Sarebbe, però, già una bella soddisfazione vedere il nuoto pinnato all’Olimpiade, anche se io non gareggiassi più».
Escluso il nuoto, cosa fai nella vita?
«Studio. Ho appena terminato le scuole superiori. Giusto in tempo per venire ai campionati del mondo».
Gli esami di maturità prima del Mondiale?
«Uno stress incredibile. Sono partito per Torino il giorno dopo degli orali. Studiare e prepararsi per le gare non è stato certo facile».
Però vuoi continuare a studiare...
«Sto pensando di iscrivermi ai test d’ingresso per fisioterapia.

Sono difficili, speriamo di passarli!».

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