Mercoledì mattina, ore 11,30. Mentre cammino per via Balbi con la spensieratezza di chi ha appena dato un esame universitario, incontro un mio amico che mi propone: «Matte, questo pomeriggio andiamo a Sestri, come volontari, a dare una mano agli alluvionati?». Non aspetto neanche la fine della domanda. Ci sono delle circostanze di fronte alle quali ogni essere umano dovrebbe dare il proprio contributo (nei mezzi possibili ovviamente) per aiutare delle persone in difficoltà, e l'alluvione che ha colpito Sestri Ponente è una di queste. Io e il mio amico ci mettiamo in macchina intorno alle 14, e dirigendoci verso Sestri discutiamo su tutti i nostri coetanei (sono classe 1989, ndr) che ci hanno risposto con «Vi pagano? E allora chi ve lo fa fare?» ma che al tempo stesso non perdono mai l'occasione per fare discorsi populisti conditi da vari «Bisogna fare così, io farei in questa maniera..etc». In fondo a via Cornigliano ci troviamo imbottigliati in un maxi ingorgo, così posteggiamo nel primo posto libero e andiamo a piedi. In piazza Albertina, dove ha sede l'Aster (incaricata di distribuire tute, guanti, mascherine, pale e rastrelli) iniziamo un fastidiosissimo (e inutile) valzer tra uffici per registrare i nostri nominativi. Piazza Albertina, quindi sede del Municipio in via Sestri 34, poi sala del consiglio municipale in via Sestri 7 e, infine, ancora gli uffici di via Sestri 34. Non nascondo che mi abbia particolarmente infastidito vedere tutto questo scaricabarile di fronte ad una richiesta di ragazzi che vengono da fuori Sestri solamente per dare un aiuto, in un momento di difficoltà, a tutta la circoscrizione. Dopo una trafila di un'ora veniamo registrati (per questioni di assicurazione) dal Municipio, e indirizzati nuovamente in piazza Albertina.
Qui l'Aster dopo averci procurato tutto il materiale necessario, ci affida la nostra missione: «Andate in via dei Costo che sono messi malissimo». Se in via Sestri avevamo trovato una situazione da quiete dopo la tempesta, lo scenario che ci si apre davanti in via Merano è diametralmente opposta.
Fango ovunque, polveroni che si alzano, mezzi dei Pompieri e della Protezione Civile che vanno avanti e indietro senza fermarsi e Vigili Urbani in mezzo alla strada a cercare di regolare un traffico impazzito per via delle numerose vie chiuse. Capire di essere a Genova, nel 2010, in un contesto del genere risulta veramente difficile. Ma il peggio deve ancora arrivare.
Lo «spettacolo» che ci si apre davanti in via dei Costo è agghiacciante: marciapiedi e strade ricoperti da quasi mezzo metro di fango, esercizi commerciali completamente dilaniati e costretti a buttare via praticamente tutto, auto e moto ancora seppellite sotto un mare marrone e ruspe in azione senza un secondo di pausa. Constatata la situazione, l'indole giornalistica di andare a fare domande qua e là mi si è fatta da parte da sola, niente penna e taccuino quindi ma solo pala e quintali di fango.
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