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Ippica Regole severe contro i falsi allenatori

È di questi giorni una virulenta campagna di stampa a seguito di una indagine su corse con presunti risultati truccati e doping, condotta da varie procure italiane, con perquisizioni e altri atti istruttori. Il clamore è stato altissimo, quotidiani di rilievo nazionale hanno citato personaggi importanti tra gli indagati, Spicca il capolista dei guidatori Enrico Bellei e l’altrettanto noto allenatore Holger Ehlert. Purtroppo l’ippica va sui giornali soltanto quando si possono ipotizzare, perché siamo a livello di ipotesi per il momento, cose gravissime, ignorando del tutto il complesso e variegato mondo del cavallo da corsa, che non è fatto solo di scandali, veri o presunti, ma di migliaia di lavoratori e centinaia di imprese, che traggono il loro sostentamento onestamente da questa antica e nobile attività. Anche se, il blasone di nobiltà, dobbiamo onestamente riconoscere, nel corso degli anni si è alquanto sbiadito!
Rilevo, con dispiacere, che i cronisti, tutti nessuno escluso, quando trattano di queste cose, parlano sempre di allevatori coinvolti: ma quali colpe possono avere gli allevatori, i quali non fanno altro che allevare cavalli, venderli a 18 mesi e poi seguire la carriera dei prodotti allevati sui giornali tecnici! Si tratta evidentemente di una scarsa o meglio superficiale conoscenza del settore.
Detto quanto sopra, non possiamo fare finta di nulla e dire che non è successo niente e, chi ha la responsabilità del settore, può dirsi fuori. Infatti, mi pare ci sia anche una attiva partecipazione dell’Unire attraverso i suoi organi istituzionali di controllo. Questo però non basta. Occorre riformare tutta la materia regolamentare sulla concessione delle licenze d’allenatore. Anche per questa anomalia, dobbiamo rifarci a mali antichi: l’avere permesso nel corso degli anni passati, la proliferazione indiscriminata delle licenze da allenatore, senza operare un serio controllo sulle effettive necessità del settore e congruità professionale, di questi operatori che, ricordiamolo; partecipano ad una quota del monte premi del 10%, riconosciuta loro ufficialmente dall’Unire.
Per citare la solita Francia: un allenatore che venga censurato per fatti di doping o altro, non può esercitare la professione per il periodo di sospensione ma, non come da noi, vi sono controlli attraverso una brigata di polizia, assimilata ai nostri Carabinieri dei Nas, i quali una mattina all’alba arrivano con un pullman, presidiano le entrate e le uscite del centro di allenamento; per prima cosa controllano la presenza dell’allenatore sospeso che, se trovato sul posto a svolgere la sua mansione, rischia la sospensione a vita. Poi, vengono effettuati prelievi su tutti i cavalli presenti, previa identificazione degli stessi. Perché anche da noi non facciamo la stessa cosa? Da noi la dichiarazione di allenamento molte volte viene fatta da un allenatore che non solo non allena, ma il più delle volte non ha né un posto dove allenare, né, soprattutto dipendenti in regola che possano giustificare la sua attività, in una parola esiste solo sulla carta.

Perché in caso di scoperta di casi di doping il vero responsabile può scaricare la responsabilità al prestanome, senza subirne conseguenze.

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