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Ippoterapia Quando il cavallo aiuta il disabile

CAVALLERIA 82 ragazzi con handicap frequentano il corso presso i Lancieri di Montebello ricavandone benefici a livello neuromotorio e psicologico

Ippoterapia Quando il cavallo aiuta il disabile

Vent’anni fa erano partiti in tre, oggi sono 82 i ragazzi portatori di handicap che frequentano il corso di ippoterapia presso le strutture dell’VIII Reggimento di Cavalleria Lancieri di Montebello. Il saggio conclusivo di un anno di lavoro ha avuto luogo con grande partecipazione di pubblico sui prati dei campi sportivi della caserma di Tor di Quinto. «Il nostro Reggimento e tutta l’arma di Cavalleria - spiega il comandante Gianfranco Fedele - da molti anni offrono gratuitamente le proprie strutture, gli animali e il personale militare per consentire ai ragazzi con problemi psichici, motori o genetici di godere degli straordinari benefici dell’ippoterapia. Molti ritengono che siano necessari cavalli anziani o deboli, ma è vero il contrario. Gli animali devono essere forti, sani e ben addestrati, altrimenti il lavoro sarebbe controproducente. La cosa che più colpisce è notare come il cavallo si renda conto delle problematiche del suo cavaliere e di come partecipi attivamente per aiutarlo».
La possibilità di interagire con un essere vivo consente ai disabili di imparare a coordinare meglio i propri movimenti: il ritmo del cavallo è simile a quello umano e consente al cervello di assimilare per imitazione come, attraverso certi ordini, ci si possa spostare nello spazio, secondo diverse andature. I ragazzi sono sempre assistiti sia dal personale militare, che si occupa di tenere in sicurezza i cavalli, sia dai sei professionisti dell’équipe medica del Centro riabilitazione equestre Tina De Marco, psicologi, psichiatri, psicomotricisti che si occupano direttamente della terapia. Un’attività che si rivolge a quasi tutte le patologie (escluso chi ha problemi alla colonna vertebrale) e che, oltre all’aspetto neuromotorio, produce nei ragazzi un forte aumento della fiducia in se stessi. Molto importante è la socializzazione, soprattutto per chi, come gli autistici, ha problemi a relazionarsi con gli altri.

«Uno dei nostri maggiori successi - ricorda Assunta Papa, direttrice del centro - riguarda una ragazza autistica che ha cominciato con noi alcuni anni fa: oggi ha 28 anni, ha imparato a comunicare e si è perfino iscritta all’Università. Un altro nostro allievo è entrato nel gruppo sportivo per disabili ed oggi è campione italiano».

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