Fausto Biloslavo
da Nassirya
Lautobomba, con al volante un terrorista suicida, cerca di infilarsi nella scia di un convoglio americano a Bagdad, ma viene fermata per un controllo a un posto di blocco della polizia irachena. Un agente si avvicina senza sospettare nulla e parla con il kamikaze, ma poi vede qualcosa ed indietreggia velocemente, terrorizzato. Un attimo dopo la macchina salta in aria e il poliziotto viene spazzato via in mille pezzi. Questo è uno dei filmati che i carabinieri italiani proiettano per addestrare gli ufficiali della polizia irachena contro trappole esplosive, attentati suicidi, pane quotidiano in Irak, e anche eventuali attacchi chimici. «Facciamo vedere i filmati per individuare gli errori e insegnare agli iracheni a non ripeterli. Nel caso del kamikaze di Bagdad cera ben poco da fare, se non che cercare di sparare subito due colpi a bruciapelo al terrorista», spiega il maresciallo Savino Crudele, specialista nel ramo, che a Nassirya ha appena cominciato un nuovo corso per ufficiali iracheni.
Dal 2003 la missione militare italiana, Antica Babilonia, ha addestrato 10.170 uomini delle forze di sicurezza irachene. I carabinieri hanno insegnato i rudimenti del mestiere a 9.210 poliziotti, mentre lesercito ha formato due battaglioni delle nuove forze armate per un totale di 1.500 soldati. Gran parte delladdestramento è avvenuto a White horse, una vecchia base delle reclute di Saddam alla periferia di Nassirya, il capoluogo della provincia di Dhi Qar, dove è concentrato il contingente italiano di 2.600 uomini, in maggioranza della brigata Sassari. La base è ridotta male, fra ruderi e immondizie, ma gli italiani stanno cercando di rimetterla a posto. «Il sogno è fondare una moderna ed efficiente accademia di polizia per lIrak meridionale» spiega il colonnello Paolo Maria Ortolani, comandante del Reggimento di carabinieri (Msu) specializzato in missioni allestero.
Lungo uno dei vialetti della base i poliziotti iracheni hanno allestito un posto di blocco, sotto locchio attento del maresciallo Vincenzo Vescio del reparto operativo di Catanzaro. I giovani agenti hanno kalashnikov di plastica per evitare che parta un colpo per sbaglio. Una pick up bianca con un sospetto terrorista a bordo si avvicina e il tenente Jafaar ordina al conducente di spegnere il motore e mettere le mani sul cruscotto, poi apre la portiera e afferra lindividuo per farlo scendere e perquisirlo. Trova una pistola e più tardi una carica esplosiva vicino a una ruota. «Una volta mi sono vestito da donna con il chador spiega il maresciallo istruttore dei carabinieri Gli iracheni hanno difficoltà a perquisire le donne, ma gli ho dimostrato che da sotto il velo potevo tirare fuori una lama e accoltellare un poliziotto».
I carabinieri insegnano anche diritto umanitario riguardo al trattamento umano dei prigionieri e al contenimento pacifico delle manifestazioni. «Se si forma un corteo non mettetevi subito a sparare» spiega Ahmed Ismail, un ufficiale addestrato dagli italiani, che ora tiene lezioni ai suoi commilitoni. Ovviamente le vecchie pratiche in auge sotto Saddam, quando i prigionieri venivano regolarmente maltrattati e torturati sono dure a morire, come la piaga della corruzione.
Gli italiani forniscono anche equipaggiamenti: un mese fa sono arrivati 35 container con uniformi, cuscini, coperte, sapone. Ad esercito e polizia sono stati consegnati 26 pick up e gli agenti hanno ricevuto di recente, per il mantenimento dellordine pubblico, 80 scudi, altrettanti caschi protettivi e sfollagente. Dallinizio della missione in Irak abbiamo speso circa 4 milioni di euro per la riforma del sistema di sicurezza nella provincia di Dhi Qar.
Il fiore allocchiello è rappresentato dai due battaglioni della Terza brigata, addestrati dagli italiani. Portano il basco rosso, fanno il saluto e marciano, come ai tempi di Saddam, ma sono le unità del nuovo esercito iracheno. La squadra Alfa del 1° battaglione si sta preparando per unirruzione in una delle vecchie camerate delle reclute con dipinto allesterno Saladino, leroe preferito dal deposto dittatore, dove sono annidati altri soldati che fanno la parte dei terroristi.
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