Irak Contro le bombe nascono i ghetti per i cristiani

Da tempo era uno scenario a cui ci si preparava nell’Irak delle divisioni etniche e religiose. E così, dopo le ultime tre settimane di violenti attentati contro le chiese, il governo di Bagdad chiude i cristiani in città recintate come riserve indiane e dà loro un servizio di vigilanza rafforzato. Ufficialmente è per garantire la sicurezza della debole comunità, in realtà si sancisce la nascita di veri e propri ghetti.
Citato dalla stampa locale, il responsabile della sicurezza del Consiglio provinciale di Mosul Abdelrrahim Shammari ha affermato che a Hamadiya e Tel Qef, due villaggi a maggioranza cristiana della provincia settentrionale di Ninive, i lavori sono già iniziati: le due enclavi - ha precisato - saranno recintate con una rete alta cinque metri per impedire l’ingresso di autobomba. Lungo il perimetro saranno aperti solo due o quattro varchi presidiati da soldati incaricati di perquisire ogni veicolo. Shammari ha poi aggiunto che chiese e luoghi di culto di minoranze non musulmane saranno presidiate da forze di sicurezza, soprattutto in occasione di festività religiose. Queste misure riguardano Mosul, la provincia di Ninive, ma anche Bagdad.


In passato alcuni vescovi iracheni avevano denunciato il progetto del governo del Kurdistan di creare nel nord dei ghetti per i cristiani da attirare sotto la loro influenza politica. Ma nessun muro potrà fermare l’esodo dei cristiani che intanto continua come un’emorragia.

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